Il segretario della Fnsi è stato recentemente ospite del Cnog per un confronto sincero sul contratto.
Ha avuto una sola voce pienamente a sostegno; le altre tutte più o meno critiche.
Ora lancia questa che è riduttivo definire una provocazione. Per la prima volta, una proposta di riforma dell’Ordine ha la firma di tutte le forze politiche. Per la prima volta, tanto che si ipotizzava la sede legislativa che avrebbe potuto consentire di approvare la riforma in poche settimane.
Siddi non poteva tollerare che altri riuscissero là dove fino ad ora si è passati di fallimento in fallimento.
Il Cnog, in base alla legge, è formato da 139 persone e partecipano ai lavori 3 revisori dei conti.
Il Consiglio nazionale della Fnsi, in base allo Statuto di una associazione privata, è così composto: 92 consiglieri professionali; 24 consiglieri collaboratori, 7 revisori, 1 presidente dei probi viri, 1 rappresentante dell’Odg, 1 Inpgi, 1 Casagit, 1 Fondo complementare, 1 Usigrai, 1 Pensionati, 1 del coordinamento della consulta dei gruppi, 4 membri dei sindacati con i quali la Fnsi ha rapporti; partecipano ai lavori 35 probiviri professionali, 10 probiviri collaboratori, gli ex presidenti e gli ex segretari e un rappresentante per ciascuno dei gruppi di lavoro.
Il Cnog è formato in base alla legge, con le conseguenze immaginabili per varare in Parlamento modifiche ai meccanismi di elezione.
Il Consiglio nazionale della Fnsi nasce da uno Statuto che si può riformare con una semplice riunione congressuale ad hoc. Poche ore, pochi giorni, al più.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine con 139 membri rappresenta oltre 100.000 iscritti.
Il Consiglio nazionale della Fnsi per rappresentare i suoi circa 20.000 aderenti, ha bisogno di un numero di consiglieri che va da 180 membri, a vario titolo, ad una cifra che non ci interessa quantificare.
Siddi dopo la rottamazione dei colleghi autorizzata dal contratto, intende rottamare – privandoli dei diritti civili – i giornalisti in pensione (solo all’Ordine ovviamente, perché in Fnsi i suoi due segretari generali aggiunti sono pensionati). Nulla dice sugli ultradecennali distacchi sindacali che fanno perdere ogni contatto con la realtà delle redazioni. Non bastandogli la rottamazione dei professionisti, in questa sua furia riformista, ipotizza come rottamare i pubblicisti che non venivano colpiti come categoria dal contratto che ha sottoscritto.
Ben vengano le riforme. Perché Siddi non misura la qualità e il gradimento delle sue idee cominciando da casa sua, dove non occorre una legge del Parlamento?