E’ grande la commozione e il cordoglio dei componenti dell’Ordine dei giornalisti per la scomparsa di Emilio Pozzi. Non era solo un grande giornalista, capace di una attenzione non comune per i più giovani. Era un collega sensibile, attento alle ragione dell’altro chiunque fosse, sempre pronto ad interrogarsi in maniera serena sui problemi. Ed era un uomo leale che non faceva mai del calcolo personale la ragione delle sue scelte.
Emilio Pozzi, nato a Milano il 27 agosto 1927, ha lavorato in Rai per molti anni, cominciando al Giornale radio come radiocronista a Milano, poi a Roma e infine alla sede Rai di Torino. È stato anche corrispondente della radio Svizzera di Lugano.
È stato docente alla facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino per più di vent’anni. Consigliere dell'Ordine di Milano e dell'Ordine nazionale di cui è stato anche segretario. Ha inoltre ricoperto la carica di vicepresidente dell'Afg Tobagi, (l’ente che ha gestito per 32 anni l'Ifg De Martino) e presidente della Commissione esaminatrice per l'accesso all'Ifg.
Giovanissimo aveva partecipato alla Guerra di liberazione nazionale (1943/1945) come combattente partigiano del Fronte della Gioventù. Fu arrestato nel 1945 dai nazisti e detenuto a San Vittore per motivi politici (“matricola 941”) . E ai detenuti di San Vittore, Emilio Pozzi ha dedicato per lunghi la sua opera di educatore.
Lasciate alle spalle carta stampata e una solida carriera in Rai, Emilio Pozzi ha fatto della sua professione uno strumento di volontariato: da quindici anni dedicava il suo costante ma discreto lavoro di giornalista e di grande appassionato di teatro, ai carcerati. Un lavoro che gli è valso il titolo di “Campione per la Comunicazione”, una delle sezioni del Premio annuale “Il Campione”.
L’Ordine nazionale dei Giornalisti esprime a nome di tutti i colleghi un profondo cordoglio alla famiglia di Emilio Pozzi, ed in particolare alla moglie.