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Il Rapporto interpreta i più significativi fenomeni socio-economici dell’Italia, nella difficile congiuntura del 2014.
Le “Considerazioni generali” introducono il lavoro svolto, sottolineando come il Paese viva una profonda crisi della cultura sistemica: nella “società delle sette giare”, i poteri sovranazionali, la politica nazionale, le sedi istituzionali, le minoranze vitali, la gente del quotidiano, il sommerso e la comunicazione appaiono come mondi che vivono di se stessi e in se stessi.
Nella seconda parte (“La società italiana nel 2014”), sono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell’anno, descrivendo una società satura del capitale inagito, la solitudine dei soggetti, i punti di forza e di debolezza dell’Italia fuori dell’Italia.
Nella terza e quarta parte sono presentate le “analisi per settori”: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.
La parte dedicata ai media e alla comunicazione evidenzia che oggi in Italia i quotidiani vendono poco più della metà delle copie di 25 anni fa. Da poco meno di sette milioni di copie vendute nel 1990 (anno record) si è scesi sotto i 4 milioni di copie.
La quota di italiani che per informarsi fanno a meno dei giornali è salita al 47%. Il 20,8% della popolazione legge i quotidiani online e il 34,3% i siti web di informazione.
Drammatica la flessione del numero di giornalisti occupati in tutti i segmenti del settore editoriale. Nel 2013 il calo più pronunciato si è registrato nei periodici (-7,7%). A seguire i quotidiani (-5,6%) e le agenzie di stampa (-3,9%). In media, il ridimensionamento della forza lavoro giornalistica è stato del 6,1%, pari in valore assoluto a 602 unità lavorative nei confronti dell’anno precedente. Tra il 2000 e il 2013 si è ridotto il lavoro dipendente (-1,6%) ed è cresciuto quello autonomo (+7,1%). Se nel 2000 il lavoro autonomo era svolto da poco più di un giornalista su tre, nel 2013 i giornalisti free lance sono diventati 6 su 10.
Nei primi sei mesi del 2014 si evidenzia, inoltre, un calo degli investimenti pubblicitari del 2,4%. La televisione si conferma il mezzo dominante, riuscendo a convogliare più della metà delle risorse spese annualmente dalle aziende per l’informazione commerciale: i quotidiani assorbono una fetta di mercato pari al 12,7% contro il 7,6% della stampa periodica; internet si attesta al 7,3% del totale.