Editore:
Corbaccio (2015), pag. 304, Euro 25,00
Il primo rally Algeri-Città del Capo: una transahariana fra Nuvolari e Hemingway, in un libro “ritrovato” di Egisto Corradi (1914-1990), inviato speciale del “Corriere della Sera”.
“Guardo le ruote e penso ai milioni e milioni di giri fatti, e ripenso all’Africa, a sedicimila chilometri di piste e strade d’Africa, cronometro alla mano, notte e giorno tutta l’Africa da Nord a Sud. Africa a cronometro”. Così Egisto Corradi conclude il reportage del Primo Rally Mediterraneo, a cui partecipò come giornalista e protagonista.
Un reportage, un libro di viaggio, che prende spunto da una corsa automobilistica senza precedenti, fra il 26 dicembre 1950 e il 23 febbraio 1951. Trentacinque equipaggi di sette Paesi percorsero più di quindicimila chilometri di strade e piste.
Lo spirito di questa competizione, a cinque anni dalla fine della seconda guerra mondiale, non fu unicamente sportiva. Si trattò in qualche modo di prendere le misure di un’Africa sulla via della decolonizzazione, da parte dei Paesi dell’Europa, alle soglie del boom economico.
Gli equipaggi italiani ottennero buoni piazzamenti: l’autocarro della Lancia (Croce del Sud), su cui viaggiava Corradi, arrivò secondo nella sua categoria.
Corradi entrò al “Corriere della Sera” al termine della guerra e vi restò fino al 1974, quando seguì Indro Montanelli, collaborando con lui alla fondazione del “Giornale nuovo”.
“Un rispetto per la verità, come il suo”, ha riconosciuto Montanelli, “nessuno di noi l’ha mai avuto”. Abbandonato l’insegnamento, per entrare nella redazione della “Gazzetta di Parma” (1941), prese parte alla seconda guerra mondiale, come ufficiale della “Julia”, in Grecia e sul fronte del Don; medaglia d’argento al valore militare, dopo vent’anni dai tragici eventi dell’inverno 1942-43, consegnò le sue memorie al saggio storico-autobiografico “La ritirata di Russia” (1964).