Newsletter

Tieniti aggiornato sulle nostre ultime novità!

Link

inpgi
casagit
fondo giornalisti
fieg
Garante per la protezione dei dati personali
murialdi
agcom
precariato

C’erano bei cani ma molto seri (Storia di mio fratello Giovanni ucciso per aver scritto troppo)

05/11/2009
Autore: 
Alberto Spampinato
Editore: 
Ponte alle Grazie (2009), pag.291, Euro 15,50
Giovanni Spampinato, corrispondente de “L’Ora” di Palermo, a venticinque anni, nel 1972, fu ucciso in circostanze ancora non chiarite. In queste pagine, il fratello Alberto (quirinalista dell’ANSA) ripercorre gli anni vissuti in famiglia, il tempo passato con Giovanni e la sua vita professionale d’assalto, alla ricerca della verità dei fatti.
Il racconto toccante, scritto in punta di penna, è anche il ricordo dello stile di vita di tante famiglie italiane, tra gli anni Quaranta e gli anni Settanta.
“C’era un campo di girasoli, e mangiavamo i semi ancora verdi. C’erano le mucche, e la sera facevano la ricotta…Il padrone di casa, o un suo figlio, era cacciatore. C’erano bei cani, ma molto seri. Un giorno legarono un cane in cortile, e stette lì forse per due giorni. Il cane ululava, si lamentava, era straziante. Ci dissero di non avvicinarci, aveva la rabbia. Poi lo abbatterono a fucilate. Ricordo l’odore della terra bagnata dagli acquazzoni estivi. Quell’odore mi inebriava”: Così, ricordando la propria infanzia, scriveva Giovanni Spampinato, nel 1971, in una tragica e involontaria profezia.
Questo l’omaggio che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha reso a Giovanni Spampinato e ai cronisti che in Italia hanno perso la vita per scrivere notizie scomode: “Ha onorato la professione giornalistica e i valori di verità, legalità e giustizia. È importante che si rifletta sul giornalismo di inchiesta attraverso la storia dei cronisti come lui che in ogni parte d’Italia hanno offerto significative testimonianze di coraggio professionale, di impegno civile e di dedizione ai principi costituzionali di democrazia e libertà. Queste storie, drammatiche ma esemplari, vanno conosciute come parte essenziale di una memoria condivisa da trasmettere alle nuove leve del giornalismo e alle nuove generazioni”.