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Caso Bozzo, l'editore Citrigno condannato a quattro mesi per violenza privata

14/09/2016
È stato condannato a quattro mesi di reclusione eal pagamento delle spese processuali Piero Citrigno, ex editore di Calabria Ora e della Provincia Cosentina, accusato di violenza privata nei confronti di Alessandro Bozzo, il giornalista suicidatosi il 15 marzo del 2013.
Prima di morire Bozzo aveva definito il suo nuovo contratto un’estorsione. La sua collaborazione era stata trasformata, pare a parità di salario, da tempo indeterminato a tempo determinato. Poi con il contratto di solidarietà lo stipendio era stato ridotto nei mesi successivi. il suo suicidio suscitò scalpore e l’inchiesta avviata a carico del suo editore oggi è terminata con una prima sentenza. 
"Siamo soddisfatti in parte, perché la pena doveva essere maggiore. Mio figlio ha avuto giustizia, anche se oggi non è più con noi”, è stato il commento del padre di Alessandro all’uscita del tribunale di Cosenza.Secondo il capo d’imputazione, Citrigno, mediante minacce, avrebbe costretto “Alessandro Bozzo a sottoscrivere dapprima gli atti indirizzati alla società Paese Sera, editrice della testata ‘Calabria Ora’, nei quali dichiarava, contrariamente al vero, di voler risolvere consensualmente il contratto di lavoro a tempo indeterminato con la predetta società, senza avere nulla a pretendere e rinunciando a qualsiasi azione e/o vertenza giudiziaria, e, successivamente, a sottoscrivere il contratto di assunzione a tempo determinato con la società Gruppo editoriale C&C srl, editrice della medesima testata giornalistica.
In particolare a Bozzo veniva imposta la sottoscrizione del contratto a tempo determinato quale unica alternativa alle dimissioni, prospettate come danno ingiusto”. Alessandro Bozzo poco tempo dopo si suicidò nella sua abitazione di Marano Marchesato. Lasciò una lettera di tre pagine nella quale spiegava di avere deciso di uccidersi perché non aveva più voglia di vivere. Sposato e con una bambina, il giornalista aveva compiuto 40 anni pochi giorni prima di togliersi la vita con un colpo di pistola alla tempia.