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Caso INPGI, Abruzzo non si dimette

30/11/1999
Abruzzo rimane alla guida dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia. Le dimissioni, annunciate il 26 marzo scorso, al culmine dello scontro con l'Inpgi sul caso relativo all'acquisto delle case di via Missaglia, non sono, quindi, arrivate. Il ripensamento, dopo l'attesa seduta del Consiglio lombardo. Infatti, l'assemblea, al termine dei lavori, ha garantito il pieno appoggio al presidente, appoggio sottolineato anche in una nota diffusa successivamente: "Auspichiamo che venga fatta piena luce sulla vicenda relativa all'acquisto dei due edifici da parte dell'Inpgi, acquisto finito, poi, nell'inchiesta sui finanziamenti illeciti". A provocare la "collisione" Abruzzo-Inpgi un articolo pubblicato sul mensile "Tabloid", firmato dal presidente dell'ordine lombardo, e ritenuto diffamatorio dall'Istituto di previdenza. Come tema principale dello scritto, le accuse rivolte ai 31 amministratori dell'Inpgi, condannati dalla Corte dei Conti del Lazio ad un risarcimento di circa otto milioni di euro ("hanno fatto tutti appello"). Al centro della questione 104 appartamenti, acquistati, a Milano, tra il '90 e il '91.

L'Istituto di previdenza, a sua volta, in una nota, ha annunciato che intraprenderà un'azione civile di risarcimento danni nei confronti di Franco Abruzzo, sempre per l'articolo pubblicato su "Tabloid", ma anche "in relazione alle numerose note calunniose" diffuse dal presidente dell'Ordine lombardo. Il Consiglio di Amministrazione, che si è espresso all'unanimità sull'azione civile, "ha valutato che le testimonianze, gli atti e i documenti raccolti dall'Ufficio legale, dimostrino, con chiarezza, la totale estraneità dei membri dei consigli di amministrazione dell'epoca con la vicenda relativa allo scandalo delle tangenti al Psi".

Non si è fatta attendere la replica di Franco Abruzzo: "Chiederò agli amministratori dell'Inpgi (ma non all'Inpgi) i danni per lite temeraria. La Cassazione ha stabilito, da tempo immemorabile, che è lecito pubblicare anche notizie diffamatorie a patto che le stesse siano vere, di interesse pubblico e scritte civilmente. Mi attengo sempre a tali valori e l'ho fatto anche quando ho ricostruito la dolorosa vicenda dell'acquisto dei 104 appartamenti di via Missaglia. L'Inpgi deve solo agire come parte lesa di quell'acquisto".