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Colla stessa mano che son ferito… (La parola scritta delle classi subalterne in Piemonte tra inizio e metà Novecento)

10/07/2009
Autore: 
Donato Bosca
Editore: 
Priuli & Verlucca (2009), pag.208, Euro 19,50
In queste pagine troviamo l’emigrante che scrive in italiano, senza mai averlo studiato a scuola; il soldato che scrive con la mano ferita; le lettere della giovane che fa il filo ai compaesani sotto naja; la missiva al sindaco del paese di origine per raccontare di aver fatto fortuna nella “Merica” lontana.
Bosca così, di pagina in pagina, suscita emozioni, aiutando il lettore (in particolare quello piemontese) a ricordare il mondo lontano che la memoria ritrovata sa evocare. In questo modo, è riportata d’attualità la scrittura “obligata” di chi a scrivere non era “costumato”. Un percorso, dunque, di riscoperta dell’appartenenza alla cultura “nascosta” dei propri antenati contadini.
Oltre ai testi selezionati, è stato dato corpo a una “tangibilità evocativa”, avviando una ricostruzione iconografica delle vicende, degli ambienti e dei sentimenti. Le fotografie e le cartoline d’epoca proposte richiamano momenti, luoghi e personaggi rivelatori di un mondo e di un modo di vivere che fu e che fa parte della nostra storia.