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Conferenza stampa di fine anno del Premier Gentiloni: l’intervento del Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna

28/12/2017
Signor Presidente, grazie per aver anche quest’anno accettato l’invito del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti che insieme all’Associazione stampa parlamentare organizza quest’incontro.
Spero che il 2018 che comincerà tra pochi giorni porti a tutti una buona informazione inclusiva, che  accompagni il‎ dialogo pacifico e costruttivo fra le diversità ricchezze di questo Paese nonché fra le forze politiche che si avvicinano all'appuntamento elettorale.
Dipende da noi giornalisti, ma ormai non più solo da noi è questo è un tema di grande rilevanza sociale con riflessi importanti sulla vita democratica. Quello splendido mare di libertà che è il web ha in sé anche delle insidie.
Le menzogne, le bufale, la propaganda sono mali endemici, ma le fake news portate dalla rete e dai social hanno velocità di diffusione che elude controlli e disorienta. Talvolta scrivere e pubblicare sono un unico gesto senza la garanzia del prodotto collettivo.
Il giornalismo professionale vuole assumersi le proprie responsabilità con quell'attività di validazione fondamentale che è la verifica. Il rispetto della verità cui siamo tenuti, in questa era ci impone di moltiplicare l’azione di verifica, attività che esalterà la cruciale funzione sociale del giornalismo per la qualità della democrazia.
Nella sede dei gruppi parlamentari della Camera dove si svolge quest’incontro mi dia la possibilità, nel ringraziare la presidente laura Boldrini  per l’ospitalità di darle anche la solidarietà essendo stata la terza carica dello stato troppe volte bersaglio violento di fake e anche di qualche caduta di stile e volgarità proveniente dal giornalismo professionale. Non sfuggendomi il suo impegno per la parità di genere, mi preme sottolineare anche il contributo che il giornalismo sta dando alla questione ringraziando le colleghe in particolare di Fnsi, Usigrai, e Associazione Giulia e i colleghi che hanno voluto il manifesto di Venezia presentato il mese scorso al teatro La fenice per una corretta informazione contro la violenza sulle donne, lo terremo in adeguato conto per quella che dovrà essere la formazione dei giornalisti, ma le evidenzio anche i contenuti del manifesto di Assisi che apre un decalogo di indicazioni con un rispettoso non  scrivere degli altri quello che non vorresti fosse scritto di te. Sono input culturali apprezzati. Se ci saranno elementi da tradurre in carte deontologiche lo valuteremo con attenzione, intanto ci preme sottolineare a chi fa le leggi l’importanza del funzionamento  dei consigli di disciplina, è auspicabile che non ci sia alcuno da punire, ma le norme sono garanzie per tutti e un principio antico quanto il diritto sottolinea come non ci sia norma senza sanzione. Un ritocco di legge sarà sul punto necessario, ma nel ringraziare parlamento e governo per aver rilegittimato l’ordine dei giornalisti legiferando sulla un tempo pletorica governance anticipiamo a lei signor presidente e alle forze politiche tra poco impegnate nella campagna elettorale come ora sia una priorità assoluta intervenire urgentemente per riformare l’accesso alla professione datato 1963, quando in un'altra era geologica era possibile una formazione per così dire a bottega. Ora non è più così e noi faremo di tutto per mettere in crisi un sistema basato sullo sfruttamento, me lo faccia sottolineare, consapevoli di avere il dovere di aprire percorsi.
Ma dopo il ringraziamento per aver su un primo punto novellato la nostra legge istitutiva unitamente agli amici della federazione della stampa il segretario Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti devo anche esprimerle tutta l’amarezza  e il disappunto per l’occasione persa dal governo per dare un segnale di attenzione alla parte più debole della nostra categoria, ai troppi giornalisti precari senza diritti, senza garanzie, senza tutele. Il tema del lavoro regolare è rimasto fuori dalla recente legge di riforma dell’editoria, che si è tradotta nella concessione di aiuti a pioggia, diretti e indiretti alle imprese editoriali per qualche centinaia di milioni di euro. Positivo che sia ossigeno per il sistema, ma nulla è stato chiesto agli editori sul fronte del rispetto della legge, del contratto e del contrasto al lavoro precario. Amarezza accresciuta dal fatto che appena nei giorni scorsi emendamenti alla legge di stabilità che avrebbero potuto rappresentare un piccolo segnale di inversione di tendenza sono stati fatti colpevolmente decadere. Non è mai troppo tardi se un margine c'è ancora le chiediamo di verificarlo, essendo noi consapevoli che non tutto può dipendere dalla sua premura altrimenti siamo certi che la legislatura non si sarebbe chiusa con tanta avarizia di autonomia verso la Rai, straordinario patrimonio degli italiani, bene comune dei cittadini che non può essere proprietà dei governi di turno, con la scelta dei vertici e la mancanza di certezza di risorse, come avrebbe scongiurato  un disegno di legge proprio da lei presentato anni fa, basato sulla diversificazione delle fonti di nomina e apprezzato da sindacati e associazioni. Come ben ricorda anche da chi le parla che all'epoca ricopriva un altro incarico di categoria. Purtroppo si è andati in tutt'altra direzione.
E la legislatura si chiude con un nulla di fatto sul tema del carcere ai giornalisti e delle querele bavaglio un‘afflizione per i professionisti dell’informazione, una piaga per i cittadini  cui un po’ come i postini vorremmo recapitare il loro diritto di sapere. Ci sono soggetti che per oscurare le loro malefatte pretendono con diffide e iniziative giudiziali che di loro e dei loro affari non si parli. L' Italia culla del diritto è dietro molto dietro rispetto ai principi enunciati dalla Cedu, la corte europea dei diritti dell'uomo. Noi vorremmo poter confidare in Roma prima che in Strasburgo. C'è però anche il bel passo avanti vorrei per questo ringraziare il governo e in particolare il ministro Minniti per l’istituzione recente del centro di coordinamento per la sicurezza dei giornalisti minacciati. Noi  faremo la nostra parte con la cosiddetta scorta mediatica ovvero tornando su quei luoghi e parlando di quei fatti che si vogliono tacitati con la violenza. una forma attiva di solidarietà verso i colleghi e verso la gente che ha il diritto ad essere informata. E volendo attualizzare questo fondamentale diritto che, come ebbe a dire la Corte Costituzionale, è rovescio passivo dell’art 21, intendiamo rilanciare la partita della cosiddetta par condicio digitale. Siamo infatti assediati e investiti da potenze internazionali in larga parte riservate e opache che attraverso la rete possono interferire nel libero gioco delle opinioni usando anche l’informazione come un vero arsenale. Il nostro è un vero campanello d’allarme.
Come giornalisti che vogliono essere parte del cambiamento, trasferendo nel nuovo mondo digitale quel corredo di valori e di garanzie civili che ha reso la stampa cane da guardia della democrazia chiediamo a chi guida questo Paese di continuare ad assicurare autonomia alle istituzioni e a ogni singolo cittadino, agendo perché siano resi trasparenti, accessibili e condivisibili i data base dove attingere elementi delle identità di noi tutti, per azioni di promozione o propaganda elettorale. Non possiamo abdicare dinanzi ai nuovi giganti del calcolo, così come lo scarpinare del giornalista non può arrendersi all’informazione guidata dagli algoritmi. L’ordine dei giornalisti auspicando un’alleanza di poteri e di saperi vuole essere in prima fila per concorrere ad una vera nuova cultura etica del calcolo, che renda come diceva un grande italiano e giornalista come Adriano Olivetti, l’informatica una tecnologia di libertà.
Per consentirle già prima delle domande dei colleghi di trattare anche temi più generali signor Presidente mi faccia dar voce anche a qualche grido di dolore che spero la nostra categoria voglia tener vivo in questi mesi in cui inevitabilmente le forze politiche punteranno a cercare democratico consenso  piuttosto che a fare, non potendo fare, visto che la 17 ma legislatura è al costituzionale capolinea. Se vorrà e certamente non intendo forzarle la mano sulle anticipazioni soprattutto se questo possa apparire poco rispettoso anche  solo delle prerogative di comunicazione del presidente  Mattarella ci dirà anche cosa sta per accadere in queste ore. La preoccupazione di chi racconta la cronaca scrivendo come sottolineò ricevendoci Papa Francesco la prima bozza della storia non può però non riguardare e penso alle sue parole  gli ultimi. Dico queste cose in maniera assolutamente laica come deve chi svolge una funzione pubblica, ma pure un grande giornalista laico come Eugenio Scalfari riconosce nell’attuale Pontefice un riferimento, una sorta di benemerito dell’umanità che anela alla pace.
Penso  a chi aspetta azioni forti nelle periferie dove la continuità di attenzioni è fondamentale e come lei ama dire lì occorre rammendo, cucitura e mi permetterei di aggiungere mutuandolo da uno studioso il prof. Persico anche sarcitura, a chi confida nella  ricostruzione nelle zone, non una, terremotate del nostro Paese ,a chi vive con ansia nella terra dei fuochi aggrappandosi a una possibile solidarietà del Paese chiamata bonifica. Penso ai senza lavoro e ai precari ,quelli dell'informazione di cui ho detto, ma anche di altri settori.
Oltre che a Lei a al suo governo faccio gli auguri di buon anno miei personali e dei giornalisti italiani, ricordando con orgoglio che anche lei lo è, soprattutto a queste persone affidandole alle sue mani e alle sue risposte possibili in un questa fase giocoforza interlocutoria nonostante tante urgenze.