Giovanni Celli, ex editore de "La Voce di Romagna", è stato condannato a un anno e tre mesi per non avere versato allo Stato oltre 150mila euro di ritenute d'acconto. I giudici hanno accolto la richiesta del pubblico ministero.
L'imprenditore, pur percependo i fondi dello Stato per l'editoria, nel 2006 aveva smesso di versare le ritenute d'acconto per poi
saldare alcune rate in ritardo e, infine, a interrompere i pagamenti. Celli, che sino al fallimento della "Editrice La Voce" nel luglio del 2015 ne era l'amministratore unico, è attualmente indagato dalla Guardia di Finanza di Rimini nell'inchiesta denominata "Undertone".
La vicenda legata alla "Voce di Romagna"era emersa a maggio 2015, quando i giornalisti avevano reso pubblica la loro situazione e chiesto il pagamento di quasi un anno e mezzo di stipendi arretrati. In quell’occasione la Procura della Repubblica di Rimini aveva aperto un fascicolo d’indagine per truffa aggravata ai danni dello Stato a carico di Celli.
Secondo gli accertamenti della Guardia di Finanza i contributi pubblici all’editoria percepiti fino al 2011 sarebbero finiti ad altre società, non solo a quella editrice del quotidiano. Già dal 2014 il giornale romagnolo (che copre le province di Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena) aveva i conti in rosso e non pagava giornalisti, collaboratori e fotografi. Dal 2003 in poi, tuttavia, la Voce ha beneficiato di quasi 21 milioni di euro di fondi pubblici. L’ultima quota risale al 2011, ed è pari a oltre un milione e mezzo di euro: è proprio sull’utilizzo di questi soldi che la Procura ha voluto far luce.