L'editoria italiana perde copie e pubblicità, ha bilanci in rosso e dà lavoro a un numero sempre minore di persone. Sono i dati di rapporto di Mediobanca che riporta i numeri delle perdite, 1,8 miliardi di euro in cinque anni. Per un calo del 24,8% della diffusione (da 2,8 a 2,1 milioni di copie vendute ogni giorno), un calo del 27,7% dei ricavi dalle vendite, nonostante il prezzo di copertina sia aumentato di 30-50 centesimi in media. Il valore in Borsa si è dimezzato, il capitale netto delle aziende editoriali è crollato del 40%.
A questi dati negativi gli editori hanno reagito tagliando il 22% della forza lavoro, con 4.200 dipendenti messi alla porta tra licenziamenti e prepensionamenti. Nel quinquennio 2009-2013 i ricavi aggregati dei sette maggiori gruppi editoriali italiani hanno segnato una flessione del 27,7%, ovvero dai 5,8 miliardi del 2009 ai 4,2 miliardi del 2013. In dettaglio le riduzioni hanno riguardato la raccolta pubblicitaria (-31,3%), la diffusione (-29%) e i ricavi accessori (-16,7%). Secondo i dati della Fieg, la Federazione italiana editori giornali, nel 2013 le vendite dei quotidiani sono calate del 45% rispetto al 1990, fenomeno divenuto particolarmente intenso dal 2008 (-31%).