Il testo del disegno di legge Alfano del Governo, passato in Commissione giustizia del Senato, sancisce la censura preventiva, decreta la cancellazione del diritto costituzionale dei cittadini a essere informati, impedisce ai giornalisti di esercitare il diritto di cronaca, utilizzando in maniera strumentale il grimaldello di una privacy fatta su misura solo per i potenti. Di questo si è accorto lo stesso ministro Alfano, che ha proposto alcuni emendamenti alla normativa. Ci auguriamo che non siano più contemplati carcere e multe per i giornalisti, sanzioni pesanti per gli editori che pubblicheranno notizie di un procedimento, anche non coperte dal segreto, prima della conclusione dell'udienza preliminare. Significherebbe avere una legge che impedisce la pubblicazione delle notizie, non solo quelle nazionali che stiamo leggendo in questi giorni su appaltopoli e sul malcostume dilagante.
Se fosse stata in vigore la dissennata normativa nella formulazione originaria, i lettori non avrebbero potuto conoscere lo scandalo che ha investito la Valle d’Aosta riguardante, nell’ultimo periodo, allevatori e veterinari, nulla saprebbero del pellet radioattivo e molte altre indagini sarebbero rimaste e rimarrebbero nell’ombra.
L’attacco alla libertà di stampa non è mai stato così mirato e totale e portato su più fronti solo apparentemente slegati. Il Ddl Alfano, i tagli ai finanziamenti alla piccola editoria e alle tv locali, le massicce ristrutturazioni nelle aziende editoriali, lo sfruttamento selvaggio dei collaboratori sempre più ricattabili hanno un unico obiettivo dichiarato: impedire l’agibilità, l’indipendenza e l’autonomia di chi fa informazione. Il disegno di legge nella formulazione originaria penalizza e vanifica il diritto di cronaca,
impedendo a giornali e notiziari (anche presenti sul web) di dare notizie delle inchieste giudiziarie fino all’udienza preliminare, cioè per un periodo che in Italia va dai 3 ai 6 anni.
Le norme proposte violano un diritto irrinunciabile, da cui dipende il corretto funzionamento del circuito democratico e a cui corrisponde il dovere dei giornali ad informare.
L’Associazione Stampa Valdostana, il sindacato dei giornalisti, e l’Ordine dei Giornalisti della Valle d’Aosta, considerano inaccettabile qualsiasi norma che limiti, o peggio ancora punisca, la pubblicazione di notizie contenute in intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura. E' in gioco non soltanto il diritto di cronaca, ma anche e soprattutto il diritto dei cittadini di essere informati in modo tempestivo e corretto. Per questa ragione, pur riconoscendo la necessità di tutelare tutti i soggetti estranei alle indagini giudiziarie dalla diffusione di notizie attinenti la loro sfera personale, i giornalisti valdostani chiedono che siano cancellate tutte quelle norme che puntano a limitare l'accesso alle notizie.
A questo proposito Associazione Stampa e Ordine dei Giornalisti valdostani adotteranno tutte le iniziative che verranno decise dalla Federazione nazionale della stampa italiana e dall’Ordine nazionale dei giornalisti e invitano editori e direttori delle testate della regione, sull’esempio di quanto stanno facendo giornali, radio e televisioni nazionali, a sensibilizzare i propri lettori e telespettatori sulle conseguenze che potrà avere su tutti i cittadini italiani questo grave attacco alla libertà di informare ed essere informati.