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Definì il boss Agate "pezzo di m…": assolto il giornalista Giacalone

08/06/2016
Rino Giacalone è stato assolto dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa. Il giornalista era stato querelato dalla moglie del boss Mariano Agate, per l'espressione "un gran bel pezzo di m…" che il cronista aveva rivolto al capomafia, defunto nel 2013, all’interno di una biografia pubblicata su un blog. 
​La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Gianluigi Visco del Tribunale di Trapani. Le motivazioni saranno depositate entro 15 giorni ma nel dispositivo viene citato l’articolo 21 della Costituzione che garantisce la libertà di informazione.
Il processo è stato celebrato dopo la denuncia di Rosa Pace, vedova di Mariano Agate, per un articolo pubblicato su Malitalia.it in cui veniva ricostruito il profilo criminale del marito, morto per cause naturali nell’aprile 2013, a 73 anni.
Il magistrato ha citato una serie di sentenze della Corte di Cassazione, in cui si legge che «certamente ingiuriose sono tutte quelle locuzioni in cui si disumanizza un soggetto, compreso il paragone ad un escremento».
A fargli da contraltare i legali del giornalista che in più occasioni hanno richiamato l’articolo 21, aggiungendo come «quanto più è noto il soggetto in questione, tanto più ampia deve essere la latitudine di criticità». Gli avvocati hanno ricordato le origini della frase, coniata da Peppino Impastato “la mafia è una montagna di m…”.
Il giudice ha anche riconosciuto che Giacalone ha esercitato il diritto di cronaca, raccontando una storia vera e usando una citazione entrata nell’uso comune.
L’Ordine nazionale dei Giornalisti esprime soddisfazione per questa sentenza che arriva al termine di un processo scaturito da una “querela temeraria”, usata spesso come minaccia nei confronti dei colleghi per impedire loro di informare correttamente l’opinione pubblica.