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Del Boca: assunzioni Tg, una discriminazione per i giornalisti disoccupati?

05/08/2008
“E’ immorale - prima ancora che illogica - la decisione (avallata dall’Usigrai) di pretendere che le nuove assunzioni, per i telegiornali del mattino della Rai, avvengano nel ristretto bacino dei giovani sotto i trent’anni, con laurea e punteggio di 110.
E tutti gli altri in cerca di lavoro? Ai precari (quelli storici e quelli di recente conio)… agli abusivi (di lungo corso e di breve esperienza)…ai disoccupati a caccia di una sostituzione, quale che sia…e ai freelances, disposti a lavorare per un rimborso spese…un solidale messaggio: “arrangiatevi!” Se hanno ancora schiena e spalle robuste, possono vedere se è rimasta una pila di casse da scaricare, ai mercati generali. Assunzioni, in giro, ce ne sono poche e se l’unica azienda che offre qualche stipendio si rivolge ai super-giovani super-selezionati, significa che tutto l’universo dei giornalisti, ai margini della professione, ha di fronte l’alternativa di cambiare mestiere o suicidarsi direttamente. I colleghi più deboli ai quali il sindacato dovrebbe riservare maggiori attenzioni, sono anche ignorati.
Penso che il futuro della professione passi per l’Università e spero che - presto - possa realizzarsi una riforma legislativa, capace di indicare in quello accademico l’unico percorso utile per l’accesso alla professione.
Ma fin tanto che non cambiano, valgono le vecchie regole. Accanto all’eccellenza dell’Università, resta il praticantato tradizionale (con i riconoscimenti d’ufficio). Entrambi i canali hanno dignità e tutti i colleghi hanno uguale diritto di cittadinanza.
Ho ancora negli orecchi i lai di chi (nel sindacato) sosteneva che gli studenti dei master di giornalismo si pongono in diretta concorrenza con i giornalisti disoccupati. Non è totalmente vero ma per quel tanto di giusto che esiste in un’affermazione del genere, l’Ordine ha deliberato che chi frequenta le scuole non può sviluppare il suo stage nei giornali, nei mesi di luglio e agosto. Un divieto che dovrebbe evitare l’utilizzo degli studenti come sostituti dei colleghi in ferie, vanificando la possibilità delle poche assunzioni a termine che gli editori determinerebbero nel periodo estivo.
E, ora, lo stesso sindacato che l’altro ieri protestava, accetta che vengono assunti soltanto giornalisti dell’Università. E nemmeno tutti: perché il limite dei trent’anni riduce anche il loro bacino alle ultime tre sessioni d’esame.
La polemica di questi giorni, in parlamento, sulla discriminazione dei precari non suggerisce niente? Chissà che cosa dirà il capogruppo socialdemocratico del parlamento europeo, Schultz, alla ripresa dei lavori? Ha fatto votare a maggioranza una censura nei confronti dell’Italia che – a suo dire – maltrattava la “minoranza” dei Rom. Cosa dobbiamo aspettarci se la discriminazione (del sindacato) riguarda la “maggioranza” dei giornalisti senza lavoro?
Meglio sarebbe stato se l’Usigrai si fosse battuta per assicurare ai direttori maggiore autonomia, in modo che possano scegliere, secondo il loro giudizio e le necessità delle loro redazioni, senza dover rendere conto ai potenti e ai potentini che, in Rai, abitualmente, sono di casa.