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DEL BOCA E IACOPINO: il precariato è il primo attentato alla libertà dei giornalisti

20/10/2009
Martedì in Senato c’è stato un confronto molto franco sul progetto di riforma dell’Ordine, promosso dal presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri (nella foto).
All’incontro erano presenti i parlamentari Alessio Butti, Giorgio Lainati, Giancarlo Mazzuca, Giovanni Mottola e Piero Testoni. L’Ordine dei giornalisti era rappresentato dal presidente Lorenzo Del Boca e dal segretario Enzo Iacopino. La Fnsi da Franco Siddi e Roberto Natale, segretario e presidente della Federazione.
L’importanza della riforma della legge dell’Ordine è stata sottolineata anche dai parlamentari che hanno sollecitato chiarimenti in particolare sulla composizione del Consiglio nazionale, sull’accesso alla professione e sulle garanzie a favore dei cittadini che rivendicano il diritto ad una corretta informazione.
Del Boca ha messo in evidenza il dovere che l’Ordine avverte di assicurare una formazione adeguata a quanti desiderano fare i giornalisti e un aggiornamento costante a quanti sono già impegnati nella professione.
Natale ha difeso con particolare calore la validità della proposta di riforma, approvata alla unanimità dal Consiglio nazionale dell’Odg ed ha sottolineato il fatto che in essa è previsto un giurì formato non solo da giornalisti per valutare comportamenti che un cittadino può considerare deontologicamente non corretto.
Siddi ha ricordato un impegno del sottosegretario Paolo Bonaiuti alla convocazione degli Stati generali dell’editoria che possono diventare un prezioso tavolo di confronto nell’interesse, prima di tutti, dei cittadini.
Del Boca ha sottolineato che il primo tra i mali che affligge la professione è il diffuso precariato. Iacopino, sull’argomento, ha evidenziato che ormai si può parlare di un’autentica schiavitù che vede non pochi editori – sempre pronti a reclamare sovvenzioni da parte del governo – sfruttare in maniera disinvolta centinaia di giovani professionisti, pagati anche 1, 3 o 5 euro lordi per i loro servizi e costretti, dalla necessità e dalla passione per questo mestiere, ad accettare condizionamenti inenarrabili. Forse, ha concluso il segretario dell’Odg, il primo vero attentato alla libertà di stampa è rappresentato proprio dal comportamento di questi editori.