“I giornalisti italiani sono spaventati, accerchiati dai poteri forti e non tutelati dal potere economico che dà loro lavoro e che li dovrebbe difendere. Se gli editori umiliano la categoria, la lasciano per anni senza contratto come sperano di avere giornalisti capaci di andare all'assalto, di catturare notizie e quindi lettori?” A lanciare questo grido di allarme è stato il presidente dell'Ordine nazionale dei Giornalisti, Lorenzo Del Boca, in una intervista rilasciata all'ADNKRONOS, nella quale ha tratteggiato il difficile momento della categoria, a partire dal contratto nazionale di lavoro.
“Dopo tre anni di chiusura quasi totale gli editori si sono decisi a riprendere il filo del discorso. Almeno il tavolo c'è. Anche se non si capisce come andrà a finire” ha affermato Del Boca riconoscendo agli editori “il problema oggettivo di ridurre i costi”. Del Boca a riguardo ha sottolineato che “il problema con gli editori si verifica quando mettono a gestire un’azienda giornalistica un loro impiegato che se ne occupa come se fosse un’azienda che produce rubinetti, guardando solo l'ultima riga del bilancio, quella dell'utile, mentre in questo settore serve che l'editore si occupi davvero della sua azienda, sia capace di valorizzarla. Se baratti il dato economico immediato con l'uccisione dell'azienda, il risultato economico finirà per sparire completamente”.
Sul fronte del contratto, per Del Boca peseranno sia fattori esterni che interni al settore editoriale, a partire dalla “crisi economica che induce tutti a ragionare”, per arrivare “al tramonto dei collaterali, libri e altro venduti in abbinamento con giornali e periodici, sui quali gli editori hanno molto puntato nel passato recente ma che oggi obiettivamente non rendono più”. Da qui la necessità di puntare sul prodotto in sé. “Occorre puntare sul recupero della qualità dell'informazione: basta con le maxi fogliature, risparmiamo sulle pagine e puntiamo sui contenuti se si vogliono conquistare e mantenere i lettori”.
Altro capitolo caldo per la categoria è quello delle intercettazioni: “C'è una linea bipartisan all'insegna del motto non disturbate il manovratore. Il progetto Alfano è solo l'ultimo di tanti, che trova perfettamente d'accordo maggioranza e opposizione. Se passasse così – ha affermato Del Boca - l'effetto sarebbe che i giornali dovrebbero fare sempre meno il lavoro che gli compete e sarebbero sempre più schifati dai lettori”.
Alla politica Del Boca ha chiesto di “fare chiarezza sui limiti del segreto istruttorio, che ormai sembra variare da giudice a giudice. Noi pensiamo che quando c'è la comunicazione di garanzia, magari in contemporanea con l'arresto come è avvenuto nel caso di Del Turco, il fatto diventa pubblico e non si può non darne notizia”.
Quanto allo specifico delle intercettazioni “il magistrato sceglie quelle che corroborano l'accusa, inserisce altro su richiesta della difesa ed a questo punto si può pubblicare. Se poi ci sono fatti da tutelare nel rispetto della privacy il giornalista deve farlo, altrimenti scattano i provvedimenti disciplinari”.
Del Boca ha infine ripreso la freschissima polemica con l'Usigrai, a proposito del precariato in Rai, sottolineando che “quando un sindacato mostra acquiescenza, quando l'Usigrai comunica affermando in fotocopia le stesse cose che dice la Rai, con l'azienda che rivendica quanto fatto sul fronte occupazionale e l'Usigrai che assentisce, le cose non vanno. Io non sono per un sindacato sempre e comunque di opposizione ma se di fronte a una violazione di diritti dici la stessa cosa di quelli che li violano, allora c'è qualcosa che non torna, il segno di una debolezza”. (FONTE: Adnkronos)