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Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha il dovere di affermare chiaro e forte quali siano i comportamenti leciti e deontologici della professione di giornalista e quali invece debbano essere esclusi.
Ci appare infatti contraddittoria la considerazione del Comitato di Redazione del quotidiano Libero, che ha criticato la decisione dell’Ordine di radiare Farina, a prescindere dal contenuto della vicenda. E’ invece proprio quest’ultimo ciò che deve attrarre l’attenzione maggiore.
Come fa un giornalista a limitarsi alle questioni superficiali e non entrare nel merito delle cose? L’Ordine, che spesso è accusato di essere un orpello inutile, avrebbe dovuto limitarsi ad esaminare questioni burocratiche, di procedura, da azzeccagarbugli? L’Ordine si è preoccupato precisamente della sostanza. Cioè che un giornalista che non fa il mestiere suo, quello di informare i lettori ed essere al loro servizio, non ha diritto di continuare ad essere un giornalista.
Poi ci sono state alcune prese di posizione di politici che, per l’appunto, sembrerebbero più ispirate alla politica che attente al mondo dell’informazione. Passi per chi, avendo un passato da ballerina, non conosce o conosce superficialmente giornali e giornalisti…. Ma altri, a cominciare da Gustavo Selva, che io stimo ed apprezzo, come hanno fatto a dimenticarsi la lezione di Indro Montanelli, loro maestro, il quale sosteneva che l’unico ed esclusivo padrone deve essere il lettore? Se i padroni diventano due...o tre… o quattro, il giornalista si trasforma nell’ ”Arlecchino servitore di due padroni” e finisce inevitabilmente per tradire il suo principale dovere.
C’è infine da rilevare una curiosa contraddizione. Un magistrato che si autosospende dalla magistratura non può più indossare la toga e pronunciare sentenze; allo stesso modo un medico al quale è impedita la professione non può operare nemmeno a casa sua; un giornalista che si autosospende invece può continuare a scrivere, così come è avvenuto anche per Farina. Ma lo fa attraverso una cattiva lettura dell’art. 21 della Costituzione che assicura libertà di opinione e di pensiero.
Proprio perché la contraddizione è così vistosa, il Consiglio nazionale ha dovuto assumersi la responsabilità di una decisione che potrà anche apparire drastica ma, in realtà, è soltanto rispettosa del diritto dei cittadini di essere correttamente informati.