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Diffamazione: no alle sanzioni penali ai giornalisti

18/09/2013
I giudici della Corte europea dei diritti umani hanno stabilito che le autorità portoghesi hanno violato il diritto alla libertà d'espressione. I giornalisti erano stati condannati dalla Corte d'appello di Lisbona a pagare una multa pari a 3.620 euro e 5.000 euro per danni morali ritenendoli colpevoli di aver diffamato l'allora vicepresidente della regione di Madeira.
Nella sentenza i giudici di Strasburgo hanno sottolineato che il tribunale portoghese con la condanna dei giornalisti “ha rotto l'equilibrio che deve esserci tra la salvaguardia del diritto alla libertà di stampa e quello del vice presidente della regione di Madeira a veder protetta la sua reputazione". Inoltre hanno fatto notare che "indipendentemente dalla severità della condanna inflitta, l'esistenza stessa di una sanzione penale in questo caso, è tale da provocare un effetto dissuasivo sul contributo che la stampa porta al dibattito su temi di interesse generale, che non può essere ammesso che in casi particolarmente gravi".

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Dunja Mijatovic, rappresentante per la libertà dei media dell'Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) in una dichiarazione diffusa a Vienna e resa nota da Ossigeno per l'informazione, l'osservatorio promosso dalla Fnsi e dall'Ordine dei Giornalisti sui cronisti minacciati e le notizie oscurate in Italia con la violenza, ha invitato i legislatori italiani a riconsiderare il testo della riforma della diffamazione a mezzo stampa al fine di depenalizzarla completamente. È quanto ha auspicato Mijatovic, che si batte per la depenalizzazione in tutti i paesi, esprime "preoccupazione" per il fatto che la riforma italiana all'esame della Camera dei Deputati non si ponga questo obiettivo. "Accolgo con favore l'abolizione della pena detentiva, ma ciò non basta: la diffamazione - ha aggiunto - deve essere completamente depenalizzata. Il solo rischio che facendo la cronaca dei fatti si possa incorrere in sanzioni penali di qualsiasi tipo può avere un effetto raggelante sul giornalismo d'inchiesta". Mijatovic ha inoltre fatto notare che la riforma in discussione non impedisce le cause civili infondate che possono essere promosse nei tribunali civili per intimidire i media con richieste di risarcimento danni.