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Diffamazione: Severino, il carcere è una pena inadeguata. Occorrono sanzioni alternative

02/10/2012
“Nessuna nuova proposta da parte del governo sulla riforma della diffamazione. Il governo è impegnato con tutte le sue energie per dare sostegno ai disegni di legge esistenti in Parlamento. Serve una norma moderna che sappia contemperare il diritto alla manifestazione del pensiero e la tutela della reputazione”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia Paola Severino nel corso dell'incontro che si è svolto questa mattina presso la Fnsi sulla modifica all'ordinamento penale e civile in materia di diffamazione e di tutela della libertà di informazione.
Al dibattito hanno partecipato il ministro della Giustizia Paola Severino, il segretario e il presidente della Fnsi Franco Siddi e Roberto Natale, il segretario dell'Ordine nazionale dei giornalisti Giancarlo Ghirra e il presidente della Fieg Giulio Anselmi.
Il ministro ha ribadito di essere contraria al carcere per i giornalisti: “E’ una pena inadeguata, né riparativa, né risarcitoria, né rieducativa. Bisogna pensare a sanzioni di tipo diverso, come la pena pecuniaria”.
Ha inoltre sottolineato la necessità di norme che bilancino la libertà di informazione e la tutela della dignità delle persone. "Serve una legge moderna, al passo con i tempi che tenga conto anche dei nuovi mezzi di comunicazione sulla Rete". Una riforma nella quale devono avere un ruolo fondamentale "sia la rettifica, sia le sanzioni disciplinari".
Franco Siddi, segretario della Fnsi ha affermato: “Non siamo qui per avere una legge ad personam, ma per chiedere una legge per la libertà”.
“Noi chiediamo - ha proseguito - la cancellazione della norma che prevede il carcere, la previsione secondo cui la rettifica, documentata e pubblicata in tempi brevi, determina l'impunibilità, l'istituzione di un giurì per la lealtà e la correttezza dell'informazione. Insomma, prima deve venire la riparazione, poi eventualmente la sanzione”.
Inoltre, secondo Siddi, non si dovrebbe finire sotto processo per i cosiddetti "virgolettati", nei quali "si sia riprodotta fedelmente la dichiarazione di qualcuno". Infine, andrebbe "rafforzato il diritto del giornalista al risarcimento danni per le querele temerarie e andrebbe prevista l'estensione della prerogativa del segreto professionale anche ai pubblicisti”.
Il presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha sostenuto che “non c’è difesa della libertà che non si componga con la correttezza dell'informazione. Non stiamo facendo una battaglia di impunità, siamo lontani dal corporativismo”.
Giancarlo Ghirra, segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha sottolineato l’importanza delle funzioni dell’Ordine, ricordando come una sanzione ordinistica sia più consona a una moderna democrazia rispetto alla sanzione penale. “Si tratta - ha detto - di una sanzione severa, perché incide direttamente sulla vita professionale del giornalista. Pertanto andrebbero previste nuove modalità disciplinari che prevedano tempi più brevi e sanzioni non aggirabili, evitando quanto successo in passato, quando giornalisti sospesi o radiati hanno continuato a scrivere”.