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Equo compenso: i pericoli e le speranze

09/03/2012
La legge sull'equo compenso sta per completare il suo percorso alla Camera dei deputati. La prossima settimana il governo comunicherà a Montecitorio il suo consenso formale. Sono stati già acquisiti i pareri di tutti i Ministeri interessati ed "ora si è in attesa della relazione conclusiva da inviare alla ragioneria dello Stato" dice il sottosegretario Giampaolo D'Andrea (nella foto), il quale confida che "saranno necessari pochi giorni perché tutto sia pronto".
Poi toccherà alla commissione Cultura della Camera procedere in sede legislativa alla approvazione della legge che parte da un testo messo a punto nella sede dell'Ordine, nel maggio 2010, quando, rompendo un silenzio durato troppo a lungo, il Consiglio nazionale dell'Odg denunciò le condizioni di schiavitù nelle quali erano costretti a lavorare i precari. Fu presentata, in quella occasione, la ricerca "Smascheriamo gli editori", pubblicata sul sito dell'Odg che ha ricevuto solo conferme e integrazioni che avvalorano l'esistenza di una situazione di insopportabile sfruttamento.
Un risultato ottenuto lavorando in silenzio, senza comunicati o dichiarazioni tesi ad attribuirsi meriti di altri, a cominciare, alla Camera, di quelli che debbono essere riconosciuti a Silvano Moffa, presidente della commissione Lavoro, primo firmatario della proposta, e a
Enzo Carra, paziente cesellatore di alcuni passaggi delicati in collaborazione con altri deputati e senatori che meritano la riconoscenza
dei giornalisti: Beppe Giulietti, Elio Lannutti e Vincenzo Vita.
Il presidente del Cnog, Enzo Iacopino, ha invitato ad essere prudenti "non solo perché in queste ultime settimane non pochi hanno tentato di stravolgere le norme, sollecitando modifiche significative (ed è questo che ha imposto di mantenere il riserbo) ma anche perché c'è il dovere di non alimentare illusioni. Queste norme sono certamente molto importanti, soprattutto se collegate con la Carta di Firenze. Ma se non ci sarà quella collaborazione, fin qui mancata, da parte dei colleghi a vario titolo garantiti nelle redazioni le norme rimarranno solo la testimonianza della possibilità di moralizzazione in un mondo che è diventato terreno di scorrerie. Il problema non è rilasciare dichiarazioni o organizzare manifestazioni (importanti, ma che finiscono arrotolando le bandiere) ma trasmettere agli Ordini regionali, che sapranno fare il loro dovere, le segnalazioni sulle violazioni della Carta di Firenze e di quella che sarà la legge sull'equo compenso. Fino ad oggi né singoli né organismi di rappresentanza, che pur godono di tutele di legge, hanno segnalato quei comportamenti indecenti che violano la Carta di Firenze, in vigore dal 1 gennaio 2012. Ma le redazioni continuano ad avvalersi di colleghi prepensionati che a volte fanno perfino lavoro di desk e i colleghi precari continuano ad essere retribuiti con pochi euro, come ha recentemente denunciato una ricerca di Errori di stampa: per mille euro non basta il lavoro di un mese ma occorono 40 giorni. Una vergogna".