I giornalisti veneti esprimono un forte disagio e lanciano un allarme rosso sulla tenuta dei principi etici della professione e dunque sulla qualità dell’informazione in Italia.
L’81% dei professionisti della comunicazione ritiene nulla o bassa la diffusione nel Paese dei comportamenti propri di un giornalismo rispettoso dei principi deontologici. Il quadro migliora se ricondotto all’esperienza personale degli intervistati, ma oltre il 60% dei giornalisti veneti riscontra una totale mancanza di rispetto delle norme etiche e deontologiche. Lo stato di salute etico dell’informazione è giudicato catastrofico dagli stessi giornalisti.
Faziosità politica e pubblicità mascherata inquinano la trasparenza dell’informazione e i giornalisti subiscono pressioni ed ingerenze cui di fatto non riescono a sottrarsi.
Sono questi i risultati della ricerca "L’etica del giornalismo in Italia secondo i giornalisti iscritti all’Ordine del Veneto", presentati questa mattina a Verona nell’Auditorium della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università che ha patrocinato l’iniziativa dell’Ordine veneto, realizzata in col aborazione con Ordine dei Giornalisti nazionale, Fnsi, Sindacato Giornalisti del Veneto e ad Assostampa Verona.
L’indagine demoscopica è stata realizzata da AstraRicerche ed ha coinvolto nella primavera di quest’anno 485 giornalisti, per il 62,9% uomini e per il 37,1% donne. I dati sono stati presentati dal curatore della ricerca Enrico Finzi.
I lavori sono stati aperti dalla vicepresidente dell’Ordine veneto Maria Fiorenza Coppari che ha parlato della questione morale della professione giornalistica, inserita in quella più generale del Paese. "I giornalisti oggi non sono amati - ha detto Coppari -, ma questa è una professione scomoda e non può essere altrimenti. Una professione incardinata sulla libertà di stampa, frutto di un continuo bilanciamento delle libertà che ogni giornalista deve poter affrontare autonomamente, riferendosi alla propria deontologia."
"L’indagine ha evidenziato il sentimento di immenso disagio dei giornalisti. Nell’ottica del ‘disastro’ credo che il Veneto sia un’isola felice e che l’informazione locale, in particolare, ancora si difenda di più, riuscendo ad essere vicina ai problemi della gente. I limiti alla qualità dell’informazione sono anche nella complessità della professione e nella mancanza di tempo e, talvolta, di voglia di approfondire. Cosa fare? I giornalisti si interrogano e fanno bene. Sulle norme deontologiche possiamo impegnarci di più per imporne il rispetto e fare opera di sensibilizzazione, ma in Italia e nel Veneto abbiamo affrontato una mole di lavoro enorme. Ne sono la prova i massimari disponibili nel sito dell’Ordine nazionale".
Su "etica dell’informazione ed etica del compenso" e sulle pesanti ingerenze del marketing e della pubblicità sui contenuti dell’informazione si è soffermato il segretario del Sindacato giornalisti del veneto Daniele Carlon.
"La libertà di stampa può essere proclamata come un diritto solo se la si sente come un dovere - ha ricordato il rettore Alessandro Mazzucco -. L’etica è un’esigenza universale, ma è difficile trovare in altre professioni altrettanto potere e potenzialità a livello sociale. I giornalisti sono soggetti ad enormi pressioni – ha concluso Mazzucco – contro le quali devono attingere allo loro etica e coscienza".
Il vicesindaco di Verona Vito Giacino ha ammesso che "il ruolo dei giornalisti è più difficile e complicato di quello del politico. E’ un chirurgo garante della verità e come tale dovrebbe distinguerla dalla verosimiglianza". Dovrebbe distinguere i fatti dalle opinioni e salvaguardare l’obiettività.
"Questa indagine non fa sconti autoreferenziali - ha detto nel suo intervento il presidente del Consiglio regionale del veneto Clodovaldo Ruffato -. Dall’indagine emerge che etica, rigore e coerenza sono valori che si maturano nella sfera individuale".
Chi difende secondo i giornalisti veneti l’etica dell’informazione? La coscienza del singolo innanzitutto, ma colpisce che più di due terzi dei giornalisti intervistati creda che l’Ordine professionale sia il principale presidio dell’etica, seguito a ruota dagli organismi sindacali e dai cittadini singoli o organizzati al di fuori della politica.
Cosa fare per migliorare questo scenario? Il 75% degli intervistati vuole che si sospendano le sovvenzioni alle testate che hanno comportamenti non etici, il 73% afferma che non c’è bisogno di nuove norme, ma invoca la loro seria applicazione; il 64,1% suggerisce di formare meglio i futuri giornalisti; il 50,5% chiede di proibire la pubblicazione di pubblicità alle testate che presentano comportamenti non etici. Il 46,6% vorrebbe aumentare le sanzioni a carico degli editori, il 41,4% vuole accrescere i controlli. Il 40% chiede di creare un’autorità indipendente con poteri di controllo e sanzione e il 35,3% vorrebbe aumentare le sanzioni a carico delle imprese e degli investitori pubblicitari. Il 34,6% vorrebbe che fosse favorita la nascita di organizzazioni a tutela dei lettori/ascoltatori e il 17,9%, infine, vorrebbe che fossero aumentate le sanzioni a carico dei giornalisti.
Il professor Maurizio Pedrazza Gorlero, titolare della cattedra di Diritto dell’informazione "Guido Gonella" dell’ateneo scaligero è intervenuto con un commento giuridico."Siamo di fronte ad una situazione macroscopica di autoflagellazione di una categoria che si trova all’intreccio fra economia e politica, realtà affrontata dalla Costituzione, prevedendo la trasparenza delle fonti pubbliche di finanziamento pubblico all’editoria - ha evidenziato il professore -. La ricerca dimostra come le norme a tutela dell’informazione oggi non siano avvertite come tali, dato che le questioni etiche normate vengono in realtà riferite dai giornalisti alla coscienza del singolo individuo. Credo che l’Ordine serva soprattutto a livello disciplinare per applicare le sanzioni che devono derivare da un mix di autonomia rispetto ai contenuti e di forma giuridica. Non c’ è democrazia costituzionale se non c’è libera informazione e magistratura indipendente. Nell’Ordine professionale dei giornalisti si può individuare questo baluardo. Chi altro potrebbe farlo? Questa è la vera funzione dell’Ordine, assieme a quella della formazione, come indicano gli stessi giornalisti intervistati. La nuova norma sui consigli di disciplina della legge 138\2011 non esclude i giornalisti dai consigli di disciplina, anche se saranno previsti membri laici. La responsabilità disciplinare è il punto più delicato in cui si gioca la credibilità dell’informazione e la sua funzione democratica".
Il dibattito è stato moderato dal prorettore vicario dell’Università di Verona Bettina Campedelli che ha rilevato come dalla ricerca sia emersa una sorta di solidarietà fra giornalisti e pubblico, quasi un fronte unico. Sarà interessante, ha puntualizzato verificare questo dato nella prossima indagine di AstraRicerche dedicata proprio alle opinioni del pubblico italiano.
Da Lucio Bussi a nome del Direttivo Assostampa Verona è giunta una riflessione sul grande numero di provvedimenti disciplinari all’attenzione dell’Ordine."C’è chi viola deliberatamente le regole, ma c’è anche superficialità e poca formazione. Dobbiamo investire di più, come ordine e come sindacato"
"Come evolverà la situazione? - si è chiesto in conclusione il presidente Gianluca Amadori -. C’è incertezza e preoccupazione, ma credo che la strada prospettata con la presenza di laici negli organismi disciplinari non sia negativa. La partecipazione di nuove sensibilità migliorerà il loro funzionamento. Non è però sufficiente che a porsi il problema siano solo i giornalisti. Sono i direttori che danno la linea all’interno della testata, ma sono gli editori che incidono sulla commistione fra informazione e pubblicità, difficile da provare. Oggi direttori e editori sono assenti in questa sala. La proposta di creare nuovi tipi di sanzioni per editori e pubblicitari che esce dalla ricerca è una strada possibile, ma prima dobbiamo sensibilizzarli su questa tema. Oggi non c’è ancora un tavolo con gli editori sulla qualità dell’informazione. Noi siamo disponibili a questa ipotesi, ma non dipenderà solo dai giornalisti attuarlo".