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Fake news, Agcom: problema enorme ma c’è speranza

05/05/2017
Sono passati 600 anni da quando Pietro Aretino compose le Pasquinate per screditare gli avversari del suo committente Giulio de’ Medici al soglio pontificio, ma il problema di quelle che ora si chiamano fake news è ben lontano dall'essere risolto. Anzi, è diventato «clamoroso», secondo il presidente dell'Agcom Angelo Marcello Cardani che ne ha parlato a Milano, con numerosi professori di diritto per cercare di capire quali possano essere le soluzioni a livello legislativo, e non solo. «Fake news e allarme sociale: responsabilità, non censura» è il titolo del convegno che si è svolto al centro congressi della Fondazione Cariplo promosso dalla Fondazione Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale, aperto dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana che ha parlato di «battaglia culturale» da vincere contro le fake news: «Il nostro ruolo è non farci travolgere dalla fretta dell'informazione digitale, perchè arrivare per primi in rete è ormai un tema ossessivo». 
La fretta è solo una delle componenti che provocano un'informazione errata in rete, ma non è certo la più pericolosa: dagli algoritmi ai troll, dai social bot alla logica dei like, il problema è ben più complesso e necessita di soluzioni nuove, perchè «l'informazione fai da te rappresenta un enorme salto in avanti», come ha sottolineato Francesco Pizzetti, ex presidente dell'Autorità Garante per la Privacy, proponendo «il divieto ai social network di utilizzare robot per diffondere notizie e messaggi falsi da un'unica centrale». Per il professor Gustavo Ghidini, tra gli organizzatori del convegno, bisogna agire su trasparenza degli algoritmi, aumento del fact checking e ingresso di altri operatori per aumentare il pluralismo dell'informazione, ricordando la famosa citazione di Alexis de Tocqueville «la democrazia è il potere di un popolo informato». Nel frattempo, però, il fenomeno delle fake news «è esploso e non è più ignorabile». Anzi, «va risolto nel più breve tempo possibile», ha detto Cardani, perchè «vite umane, soprattutto dei più giovani, dipendono da questi fenomeni». Il presidente di Agcom crede «relativamente poco» in strumenti legislativi in grado di risolvere il problema e punta piuttosto a «un'educazione culturale» che coinvolga ovviamente la scuola, ma anche altre realtà come la Rai «che dovrebbe avere un contratto di programma con un compito pubblico diverso da chi ha un legittimo interesse privato». E l'Agcom, pur avendo «strumenti molto modesti», continuerà a studiare il fenomeno «portando tutti gli stakeholders, dai social network all'editoria ai consumatori a discutere tutti insieme». Per Cardani, comunque, «il vento sta un pò cambiando» e «la sovranità del clic» negli ultimi 4-5 mesi è stata messa in discussione soprattutto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti da grosse società che hanno rescisso contratti pubblicitari con social network, dopo aver visto il loro marchio associato a hate speeches: «Forse abbiamo una spinta che riduce la pervasività delle fake news - ha concluso - i social network hanno reagito e messo in atto strategie per contenere il fenomeno, se non a spegnerlo nel lungo periodo. Se questo è l'inizio di una tendenza, possiamo sperare in un controbilanciamento nel web». (Ansa)