Famiglia Cristiana rinuncia al “
giurì d’onore” che il
ministro Brunetta aveva chiesto per dirimere un contenzioso nato in seguito a un editoriale pubblicato dal giornale.
L’Ordine dei giornalisti se ne rammarica. Era un’opportunità che, da un lato, avrebbe consentito di risolvere una querelle in modo rispettoso e, d’altro canto, avrebbe indicato una via facilmente praticabile per dare soluzione ai tanti contenziosi che oppongono il mondo dell’informazione con il resto della società civile.
La vicenda era nata qualche settimana fa. Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana, aveva firmato un articolo nel quale venivano citate alcune dichiarazioni che il ministro Brunetta aveva rilasciato tempo addietro. Il ministro le ha contestate sostenendo che quelle parole erano state pronunciate in altro contesto e con altro significato.
Poteva nascere la solita denuncia penale, con richiesta di risarcimento danni o una dolorosa azione civile che tanto inquieta per le conseguenze che produce. I giornalisti sono scesi in piazza contro le iniziative giudiziarie del presidente del Consiglio e dei tanti politici dalla querela facile.
Invece Brunetta si è rivolto all’Ordine dei giornalisti chiedendo la creazione di un “giurì” in grado di confrontare i rispettivi documenti e stabilire chi avesse ragione. E’ sembrata una decisione non solo ragionevole ma altamente rispettosa della funzione dell’informazione.
Il giurì è un istituto al quale gli organismi di categoria pensano da tempo (al punto da essere stato inserito nel disegno di legge che la commissione cultura della Camera dei Deputati ha preso in esame il 5 novembre) ma, per il momento, nessun regolamento lo prevede. Può essere attuato soltanto se le “parti” sono assolutamente d’accordo.
Il presidente dell’Ordine Lorenzo Del Boca ha chiamato il direttore Antonio Sciortino il quale, a commento della vicenda, si è espresso in questo modo: “se abbiamo sbagliato non c’è difficoltà a pubblicare una precisazione ma se quello che abbiamo scritto è vero non è giusto che il mio vice direttore venga accusato di essere un bugiardo…”
In effetti il problema è proprio quello. Un giurì avrebbe stabilito se Famiglia Cristiana doveva prendere atto di essere incorsa in un errore (cosa assolutamente possibile) o se il ministro Brunetta doveva stare zitto. L’Ordine aveva previsto di affidare il giudizio al presidente del tribunale di Roma De Fiore, affiancandolo con i presidenti degli Ordini di Lombardia e Veneto, Gonzales e Amadori.
Sono seguite alcune e-mail per puntualizzare la questione con lo stesso Sciortino e con il diretto interessato Scaglione. Erano necessari pochi giorni perché la proposta fosse valutata dall’ufficio legale del giornale. I pochi giorni sono diventati tanti. Il “prossimo lunedì” è diventato quello successivo e quello successivo è andato a quell’altro ancora. Sembrava un silenzio diniego.
Poi la decisione: il direttore Sciortino ha comunicato che, a giudizio degli avvocati, la proposta del giurì “non sembra una soluzione convincente”. Per cui non se ne fa nulla. Un‘occasione perduta. Anche per Famiglia Cristiana.