Newsletter

Tieniti aggiornato sulle nostre ultime novità!

Link

inpgi
casagit
fondo giornalisti
fieg
Garante per la protezione dei dati personali
murialdi
agcom
precariato

FATTI DI CAMORRA

24/10/2016
Autore: 
Giancarlo Siani
Editore: 
IOD (2016), pag.207, Euro 12,00
Il 23 settembre 1985, a Napoli, veniva ucciso Giancarlo Siani, sotto casa, a bordo della sua Mehari. Ora sono qui ripubblicati i suoi scritti e i suoi reportage. Rileggendoli, scrive Roberto Saviano nella prefazione, ci si accorge subito che “in questo libro sono contenuti gli articoli di un giornalista che non mira al gossip, non riduce l’informazione a un mero gioco dello scoop, non vuole punire né delegittimare, non accusa sulla base di pochi semplici indizi”.
Gli scritti sono raggruppati per temi: La lotta alla droga; L’abusivismo; La ricostruzione post terremoto del 1980; Clan e camorra. Così attraverso questi scritti di scippi, di serrate, di droga, di scioperi, di uccisioni di camorra, di incontri sindacali, di intrecci vari con il malaffare, si ricostruisce la realtà di quegli anni.
Enzo Iacopino, Presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, nella premessa al libro, ricorda che la foto di Giancarlo Siani, assieme a quella di altri colleghi assassinati dalle criminalità (Ilaria Alpi, Carlo Casalegno, Giuseppe Fava e Walter Tibagi), è nel salone dell’Ordine. Giancarlo ha gli occhi rivolti a una frase di Fava (ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984), che indica comportamenti ai quali si è ispirata anche la sua vita: “Io ho un concetto etico del giornalismo. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente in allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo”. Il Presidente Iacopino conclude così la sua testimonianza: “Il giornalismo è questo, deve essere questo. Comportarsi in maniera diversa è un modo per assassinare nuovamente Giancarlo, Giuseppe, Ilaria, Walter, Carlo e i troppi che, per fare con onore questo mestiere, hanno sacrificato la loro vita”.