In particolare il documento richiama i giornalisti all'uso di un linguaggio corretto, cioè rispettoso della persona, scevro da pregiudizi e stereotipi, ad una informazione precisa e dettagliata nella misura in cui i particolari di un accadimento siano utili alla comprensione della vicenda, delle situazioni, della loro dimensione sociale. Ad esempio, adottando nei casi di femminicidio il punto di vista della vittima, possiamo ridarle la dignità e l'umanità che, in una cronaca quasi sempre centrata sulla personalità dell'omicida, vanno perdute.
Ancora il documento offre indicazioni importanti circa il rapporto che il/la giornalista può instaurare con chi ha subito violenza, salvaguardandone l'identità, evitando la descrizione circostanziata dei luoghi, preservando quindi il diritto alla privacy.
Il testo sottolinea inoltre l'opportunità di arricchire la narrazione di dati, annotazioni, pareri di esperti che servano a collocare gli atti di violenza nel loro contesto storico e culturale, consentendo ai lettori di comprendere quanto sia infondata la convinzione che "la violenza sulle donne sia una tragedia inesplicabile e irrisolvibile"
Il Consiglio Nazionale dell'Ordine promuoverà la massima diffusione di questo documento, in tutte le sedi possibili, a partire dalle scuole e dai corsi di formazione professionale.
Per ulteriori approfondimenti sul tema: