"Buttati nel cassonetto" la vigilia di Natale. Come una cosa, un oggetto che non serve più. E’ la dura legge del precariato. Che colpisce anche professionisti stimati a livello nazionale, come Susanna Colombo, già consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, e soprattutto da responsabile dell’ufficio stampa del teatro del Maggio musicale fiorentino, punto di riferimento per la stampa italiana e internazionale di settore. Susanna, da vent’anni lavoratrice precaria con contratti a termine per il teatro del Maggio, ha avuto proprio il 24 dicembre la notizia che il suo incarico non sarebbe stato rinnovato. Un mancato rinnovo senza motivazioni, visto che Susanna Colombo ha riscosso sempre non solo la fiducia unanime dei colleghi ma anche quella di tutti i sovrintendenti e commissari che si sono succeduti alla guida del Maggio da quando lei ha cominciato a lavorare. Era il 1992: da Bogianckino a Ernani, da Russo a Merlini, da Van Straten a Nastasi, da Giambrone alla stessa Francesca Colombo che non aveva mai fatto cenno, fino al 24 dicembre, anche solo all’ipotesi di una interruzione del rapporto di lavoro.
Quindi si può essere licenziati, anche senza una formale assunzione. E’ la tragica verità di una professione, quella giornalistica, sempre più svilita, sempre più schiava di logiche strane e di leggi di mercato da schiavismo. Un precariato strisciante, quello del popolo della partita iva, e degli incarichi a tempo per gli uffici stampa, che fa il pari con le difficoltà di colleghi professionisti e pubblicisti con anni e anni di esperienza, che lavorano nelle testate a stampa o radiofoniche e televisive. Restano ‘invisibili’ per comitati di redazione, capi servizio e direttori che li utilizzano molto, ma non danno loro la possibilità di avere progressioni di carriera, delle garanzie e un minimo di diritti.
L’Ordine dei Giornalisti non può tollerare lo svilimento delle professionalità e le logiche da far west che stanno portando a percorsi professionali sempre più difficili e incerti. Per questo l’auspicio è che arrivi a rapida discussione la proposta di legge bipartisan che giace in Parlamento, voluta fortemente proprio dal Cnog, per togliere le sovvenzioni agli editori che sottopagano i collaboratori. Ma la necessità ugualmente pressante è che si ponga seriamente attenzione anche al settore degli uffici stampa, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con enti e privati. Un settore al quale servono regole, e certificazioni di professionalità in assenza delle quali i giornalisti rischiano di non avere futuro.