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Giornalisti, Dunja Mijatovic (Osce): in aumento le aggressioni alla libertà dei media

24/09/2014

Il grido d'allarme arriva da Varsavia: "Nell'ultimo anno ho visto vere tragedie con i miei occhi". Le parole sono di Dunja Mijatovic, rappresentante dell'Osce per la libertà dei media. Le ha pronunciate durante la conferenza annuale sulla libertà di espressione che si svolge nella capitale polacca, all'interno della conferenza dell'Osce sui Diritti umani.
La tragedia è quella della Crimea, che pochi mesi dopo si è trasformata in quella dell'Ucraina, che in questa conferenza è la metafora di tutto: giornalisti minacciati, rapiti, uccisi, uso dell'informazione a scopo di propaganda. Non è soltanto l'Ucraina a preoccupare la Mijatovic. Le aggressioni e ritorsioni contro i giornalisti, aggiunge, sono aumentate in numerosi paesi dell'area Osce e non ci sono state iniziative adeguate per contrastarle da parte dei governi. Giunta al suo quinto anno di mandato di Rappresentante per la libertà dei media, Mijatovic ha parlato davanti agli ambasciatori dei 57 Paesi partecipanti, rivendicando il diritto di criticarli e di spronarli a fare di più.
"Non credo che queste sollecitazioni vadano oltre il mio mandato, come sostengono di solito i rappresentanti dei governi quando ricevono le nostre critiche", ha aggiunto. La situazione è preoccupante: le violazioni dei diritti dei giornalisti e della libertà d'informazione si sono consumate pressoché ovunque, soprattutto nell'Est europeo, nel Caucaso, in Turchia, ma Mijatovic ricorda anche episodi degli Stati Uniti e del Regno Unito. Sull'informazione on line, che numerose Nazioni vorrebbero assoggettare a controlli più rigidi di quelli previsti per la carta stampata, la risposta è chiara: i Diritti umani da rispettare sono sempre gli stessi, la tecnologia non c'entra. 
Numerose organizzazioni non governative hanno poi aggiornato la situazione in diverse realtà. Alberto Spampinato di "Ossigeno per
l'Informazione" ha chiesto ai Paesi occidentali e a quelli liberi come l'Italia di non nascondersi dietro la gravità di ciò che accade nei regimi autoritari o in guerra ma di avvertire la responsabilità di combattere le minacce ai giornalisti che si verificano sul loro territorio, minacce che sono gravi e numerose.  
Spampinato ha poi aggiunto di voler condurre sul tema un monitoraggio che andrà oltre i confini italiani.
"In Italia - ha concluso Spampinato - il numero già alto di giornalisti minacciati, è aumentato del 50 per cento e altri tre giornalisti intimoriti con messaggi di morte sono finiti sotto scorta".