Lettera aperta scritta dai giornalisti del coordinamento “Errori di stampa” al direttore generale della Rai, Lorenza Lei.
Roma, 20 febbraio 2012
Cara direttrice,
a scriverle è un gruppo di giornalisti precari riuniti nel coordinamento "Errori di stampa".
Quando è stata nominata come direttore generale della Rai abbiamo sperato che questo cambio al vertice nella più grande azienda editoriale italiana potesse essere il segno di una volontà di miglioramento rispetto al passato. Più precisamente, abbiamo sperato che la sua nomina fosse l'inizio di un'inversione di rotta nelle politiche interne all'azienda, anche e soprattutto nei confronti di chi, di questa azienda, è l'anima e lo scheletro insieme: i suoi lavoratori. Molti dei quali, circa 1600, sono precari.
Sappiamo che più della metà dei "precaRAI" sono giornalisti, ma è impossibile conoscere il numero esatto. La politica di via Mazzini, infatti, da anni, è quella di assumere i giornalisti che lavorano per i programmi di rete e non di testata con contratti-truffa come quelli da "consulente", "presentatore-regista" o "programmista-regista". Etichette dietro alle quali, nella gran parte dei casi, si celano redattori che svolgono attività puramente giornalistica. Assunti però senza uno straccio di tutela, pagati a partita iva e a puntata, a fronte di fatture in cui è vietata inserire la voce Inpgi, l'istituto di previdenza sociale giornalistica.
Non dimentichiamo la sua firma sull'accordo sindacale che stabilizza i bacini A e B di precari interni, segnale in sé positivo e rivoluzionario rispetto al passato. Ma crediamo che per parlare davvero di miglioramento nel servizio pubblico nazionale qualcosa in più debba essere fatto.
Per questo le chiediamo di porre fine al proliferare di contratti "ultraleggeri", di sostituirli con scritture più' serie, realisticamente rispondenti alle mansioni del lavoratore. E di stralciare dal testo la penosa "clausola gravidanza" contenuta al punto 10 del contratto di consulenza.
Sull’interpretazione di quel punto non ci sono dubbi: se una donna rimane incinta la Rai potrà valutare l'incidenza della gravidanza sulla produttività della lavoratrice e, se questa ne risultasse compromessa, si riserva sostanzialmente di risolvere il contratto. In Rai, quindi, l’azienda editoriale che lei dirige, non solo i giornalisti sono “consulenti”, pagati a cottimo e costretti a versare Inps o Enpals al posto dell'Inpgi. Ma hanno anche l’umiliazione di sapere che scegliere un figlio potrebbe implicare la rinuncia coatta al lavoro.
Noi riteniamo che quella clausola sia retrograda e illegale. È un ostacolo formale vergognoso al raggiungimento di condizioni di reale eguaglianza fra lavoratori (precari) e lavoratrici (precarie): una palese violazione dell’articolo 3 della Costituzione. Siamo convinti che lei non possa non essere d’accordo con noi.
Per questo, Direttrice Lei, le chiediamo non solo di eliminare i contratti-truffa di consulenza, ma anche di cancellare da tutti i contratti Rai l’insopportabile "clausola gravidanza". Sarebbe un gesto di civiltà concreto e tangibile di un direttore-donna nei confronti delle tante lavoratrici già sufficientemente umiliate da un'azienda che le paga a gettone.
Direttrice Lei, in riferimento ad Adriano Celentano presente sul palco dell’Ariston, lei ha chiesto che l’ultima sera del Festival prevalessero “buon senso e correttezza”. Noi crediamo che buon senso e correttezza debbano prevalere non solo in una serata, ma in tutte le trasmissioni e per tutti i contratti della Rai.
Restiamo in attesa di un suo positivo riscontro.
I giornalisti del coordinamento "Errori di stampa"
Notizia inviata da “Errori di stampa” alle agenzie
GIORNALISTI PRECARI "ERRORI DI STAMPA" SCRIVONO A LEI: “ELIMINARE DA CONTRATTI ‘CLAUSOLA GRAVIDANZA’
“Porre fine al proliferare di contratti ‘ultraleggeri’, sostituirli con scritture più' serie, realisticamente rispondenti alle mansioni del lavoratore. E stralciare dal testo la penosa ‘clausola gravidanza’, contenuta al punto 10 del contratto di consulenza”.
Sono queste le richieste del coordinamento dei giornalisti precari di Roma, “Errori di stampa”, che ha scritto una lettera aperta al direttore generale della Rai, Lorenza Lei.
Nella missiva il coordinamento ricorda che “più della metà dei 1600 precari Rai sono giornalisti”, sebbene sia impossibile conoscerne il numero esatto poiché “la politica di viale Mazzini, da anni, è quella di assumere i giornalisti che lavorano per i programmi di rete e non di testata con contratti-truffa come quelli da ‘consulente’, ‘presentatore-regista’ o ‘programmista-regista’. Etichette dietro alle quali, nella gran parte dei casi, si celano redattori che svolgono attività puramente giornalistica. Assunti però senza uno straccio di tutela, pagati a partita iva e a puntata, a fronte di fatture in cui è vietata inserire la voce Inpgi, l'istituto di previdenza sociale giornalistica”.
I giornalisti precari di Roma ricordano anche a Lei “la sua firma sull'accordo sindacale che stabilizza i bacini A e B di precari interni, segnale in sé positivo e rivoluzionario rispetto al passato. Ma – proseguono - crediamo che per parlare davvero di miglioramento nel servizio pubblico nazionale qualcosa in più debba essere fatto”.
Da qui la richiesta “di porre fine al proliferare di contratti ‘ultraleggeri’, di sostituirli con scritture più' serie, realisticamente rispondenti alle mansioni del lavoratore. E di stralciare dal testo la penosa "clausola gravidanza" contenuta al punto 10 del contratto di consulenza”.
Si tratta, spiega Errori di Stampa, di una clausola secondo cui “se una donna rimane incinta la Rai potrà valutare l'incidenza della gravidanza sulla produttività della lavoratrice e, se questa ne risultasse compromessa, si riserva sostanzialmente di risolvere il contratto. In Rai, quindi – prosegue la lettera - non solo i giornalisti sono “consulenti”, pagati a cottimo e costretti a versare Inps o Enpals al posto dell'Inpgi. Ma hanno anche l’umiliazione di sapere che scegliere un figlio potrebbe implicare la rinuncia coatta al lavoro”.
“Noi riteniamo – conclude la missiva - che quella clausola sia retrograda e illegale. È un ostacolo formale vergognoso al raggiungimento di condizioni di reale eguaglianza fra lavoratori (precari) e lavoratrici (precarie): una palese violazione dell’articolo 3 della Costituzione. Siamo convinti che lei non possa non essere d’accordo con noi”.
USIGRAI, AZIENDA CHIARISCA SU CLAUSOLA ANTI GRAVIDANZA
(AGI) - Roma, 20 feb. - “Anche noi che abbiamo ottenuto nel contratto e negli accordi del precariato tutte le garanzie possibili per la tutela della maternità attendiamo che la Rai chiarisca la vicenda denunciata da ‘errori di stampa’ su una sorta di clausola di gravidanza, precisando che si tratta di contratti stipulati nelle reti e non nelle testate dove vigilano i nostri comitati di redazione e che comunque fino a oggi nessuna giornalista ha ritenuto di portare, anche riservatamente, all’attenzione dell’Usigrai l’esistenza di una clausola del genere”. Cosi’ Carlo Verna, segretario nazionale dell’Usigrai e Alessandra Mancuso, delegata esecutivo nazionale Usigrai Pari opportunita’. “La questione del giornalismo nelle reti e del cosiddetto infotainment e’ problema, invece - continuano - spinoso posto da anni e tuttora irrisolto. Si tratta di tema su cui abbiamo chiesto da tempo risposte e il coinvolgimento dell’ordine dei giornalisti e dell’istituto di previdenza (Inpgi)”. (AGI)
Il comunicato stampa diffuso dalla Rai
RAI: DG LEI, ”NESSUNA DISCRIMINAZIONE, MA SI CAMBI LA CLAUSOLA PER EVITARE STRUMENTALIZZAZIONI”
21/2/2012
La Rai si vede costretta a tornare sulla vicenda relativa alla tutela della maternità, intorno alla quale, nonostante i chiarimenti già forniti nella giornata di ieri, la confusione regna sovrana, al punto da far dubitare che tutti coloro che ne parlano o ne scrivono siano animati da assoluta buona fede.
L’Azienda, dunque, precisa quanto segue:
1) I cosiddetti precari della Rai sono i collaboratori legati all’Azienda da contratti di lavoro subordinato a tempo determinato e godono, tutti, delle tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori, quelle riferite alla maternità incluse. Al riguardo, giusto per evidenziare l’atteggiamento della Rai nei confronti del precariato, val la pena di aggiungere che la Rai e’ stata se non la prima, tra le prime aziende ad assicurare stabilità ai precari, garantendo loro un numero di mesi minimo di lavoro all’anno, nonché l’assunzione a tempo indeterminato al maturare di determinati requisiti temporali. Questo ben da prima che intervenisse una legge dello Stato a regolare la materia, e, inoltre, addirittura riconoscendo i periodi di assenza per maternità come periodi lavorati validi ai fini della maturazione dei requisiti per il diritto alla garanzia di impegno.
2) Vi sono, poi, i lavoratori autonomi, che, invece, non godono delle tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori, evidentemente per la scelta del legislatore – e non certo della Rai – di regolare in modo diverso le due tipologie contrattuali.
3) I contratti di lavoro autonomo hanno – da sempre – previsto clausole che regolano la impossibilità di proseguire il rapporto, sia per causa del lavoratore che per causa dell’Azienda, con previsione, solo per quest’ultima, di una somma risarcitoria da versare al collaboratore in caso di recesso anticipato.
4) L’esplicitazione delle cause di impossibilità a proseguire il rapporto risale ormai a quasi 10 anni fa, comprende anche malattia, infortunio e cause di forza maggiore e non fa che declinare ciò che, in precedenza, era previsto senza specificazione delle singole ipotesi.
5) Ne’ prima della introduzione delle cause di impossibilità, ne’ da quando esse sono state inserite, nessuno mai ha avuto nulla da eccepire, ne’ in fase negoziale, ne’ in fase di perfezionamento del contratto, ne’ in eventuali momenti di successive contestazioni, che, pure, come immaginabile, vi sono state, anche a livello giudiziario, ma mai e poi mai hanno riguardato la tutela della maternità. Al riguardo, e’ il caso di sottolineare che tale universale accettazione della clausola non ha riguardato solo i collaboratori o i contratti di lieve entità. Da ciò potrebbe legittimamente ritenersi che sia avvenuto per la debolezza della posizione del collaboratore autonomo rispetto alla Rai. Al contrario, la condivisione sulla correttezza della clausola non e’ mai stata messa in discussione dai migliori agenti, procuratori e avvocati che assai spesso rappresentano i collaboratori autonomi che poi firmano i contratti. Parimenti, tale condivisione ha riguardato, indistintamente tutti i contratti, tanto quelli di basso livello retributivo, quanto quelli più ricchi. Quanto precede, e’ avvenuto, sostanzialmente per due ordini di ragioni:
a) non vi e’ nulla di illegittimo – come erroneamente da molti affermato – nella clausola in esame;
b) nella sostanza, come la Rai ha già avuto modo di evidenziare, nessun contratto e’ stato mai risolto (parlare di licenziamento e' del tutto improprio) a causa di una gravidanza. Al contrario, la Rai ha sempre favorito le collaboratrici in gravidanza, ben al di là dei meri obblighi di legge, in particolare, evitando di risolvere i contratti e, così, penalizzarle economicamente, determinando le condizioni affinché esse potessero rendere la loro prestazione in modo compatibile con la loro condizione e, in ogni caso, il contratto in corso potesse essere fino in fondo onorato. Inoltre, l’Azienda, ha sempre riaccolto le lavoratrici madri dopo la maternità, individuando per loro nuove possibilità di lavoro.
Di quanto precede non sarà difficile trovare molte testimonianze, sia sotto il profilo giuridico, sia sotto l’aspetto della gestione concreta dei contratti, per tutti gli operatori dell’informazione che saranno interessati ad accertarlo.
In ogni caso, “onde evitare inutili strumentalizzazioni ad ulteriore testimonianza che la clausola in contestazione non ha il rilievo che le viene attribuito la Direzione Generale non ha alcuna difficoltà a toglierla dai contratti per una diversa formulazione che non urti suscettibilità fatta salva la normativa vigente che non e' nella disponibilità della Rai poter cambiare” .
Secondo comunicato stampa dei giornalisti del coordinamento“Errori di stampa”
ERRORI DI STAMPA: “BENE LEI, ORA REGOLARIZZARE LAVORO GIORNALISTICO IN RAI”
Prendiamo atto con soddisfazione delle intenzioni del dg Rai Lorenza Lei di rivedere la clausola gravidanza dei contratti dei precari a partita Iva della Rai. Chiediamo però – come avevamo già fatto nella nostra lettera aperta lanciata ieri - che la revisione riguardi interamente i contratti-truffa imposti ai colleghi giornalisti che lavorano nei programmi di rete. Contratti da “consulente”, “presentatore-regista”, “autore-testi”, che di fatto mascherano un lavoro giornalistico a tutti gli effetti. Questi contratti instaurano dei rapporti tra precari e azienda di “finto lavoro autonomo” e sono inaccettabili. Chiediamo ancora e con forza alla direttrice Lorenza Lei di rivederli e aggiungere nuove tutele per i lavoratori: la possibilità di inserire l'Inpgi in fattura, la possibilità di veder riconosciuto il praticantato giornalistico, politiche più eque per i rimborsi spese ed esplicito riferimento all'attività giornalistica nella mansione. Questa mattina abbiamo lanciato sul nostro blog e sui nostri social network una campagna di “raccolta storie” rivolta ai precari Rai che lavorano con contratti atipici. Le raccoglieremo presto in un dossier che invieremo a Lorenza Lei sperando di poter contribuire, in questo modo, alla sua opera di riforma dei rapporti di lavoro nel servizio pubblico radiotelevisivo.
Roma, 21/2/2012
Il Coordinamento Errori di Stampa
RAI: ERRORI DI STAMPA, BENE DG LEI ORA STOP A 'CONTRATTI TRUFFA"
(AGI) - Roma, 21 feb. - Contratti a termine da "consulente" o "autore testi", che in realta' nascondono un lavoro giornalistico a tutti gli effetti, ovviamente senza le tutele e le retribuzioni del contratto di lavoro dei giornalisti. E' la nuova denuncia del coordinamento 'Errori di stampa' contro la Rai, proprio all'indomani dell'allarme sulla "clausola gravidanza" che ha indotto l'azienda a tornare sui suoi passi e lo stesso direttore generale della Rai Lorenza Lei a rivedere la clausola. Ora, dice il coordinamento dei giornalisti precari di Roma, "Chiediamo pero' - come avevamo gia' fatto nella nostra lettera aperta lanciata ieri - che la revisione riguardi interamente i contratti-truffa imposti ai colleghi giornalisti che lavorano nei programmi di rete. Contratti da "consulente", "presentatore-regista", "autore-testi", che di fatto mascherano un lavoro giornalistico a tutti gli effetti. Questi contratti instaurano dei rapporti tra precari e azienda di "finto lavoro autonomo" e sono inaccettabili. Chiediamo ancora e con forza alla direttrice Lorenza Lei di rivederli e aggiungere nuove tutele per i lavoratori: la possibilita' di inserire l'Inpgi in fattura, la possibilita' di veder riconosciuto il praticantato giornalistico, politiche piu' eque per i rimborsi spese ed esplicito riferimento all'attivita' giornalistica nella mansione". Questa mattina, annuncia Errori di Stampa, "abbiamo lanciato sul nostro blog e sui nostri social network una campagna di "raccolta storie" rivolta ai precari Rai che lavorano con contratti atipici. Le raccoglieremo presto in un dossier che invieremo a Lorenza Lei".