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Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo: a Reggio Calabria la nona “Giornata della Memoria

04/05/2016
L'intervento del presidente nazionale dell'Unci, Alessandro Galimberti, ha concluso la nona “Giornata della Memoria” dedicata ai giornalisti uccisi da mafie e terrorismo che si è svolta ieri nell'auditorium "Nicola Calipari" di Reggio Calabria.  
"Ciò su cui oggi dobbiamo riflettere è la normalità di questi colleghi, lasciati soli fino alla morte nel contrasto alla cultura mafiosa e caduti anche in oblio per troppi anni - ha detto Galimberti - Se siamo portatori di questi stessi valori, in un momento storico di grande difficoltà per la libertà di stampa, dobbiamo ripartire dal loro esempio, lontani dalla retorica, dal culto di icone, dediti solo alla cultura della verità e dell'indipendenza professionale e civile".
Erano presenti alcuni familiari delle vittime: il professore Giuseppe Maria Andreozzi e Francesca Fava, genero e nipote di Giuseppe Fava, ucciso a Catania nel 1984: Mimma Barbaro e Fulvio Alfano, rispettivamente vedova e figlio del giornalista Beppe Alfano, ucciso nel 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto. Presenti inoltre il consigliere Tesoriere dell’Ordine nazionale dei Giornalisti Nicola Marini, il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, il segretario aggiunto Carlo Parisi e il direttore della Federazione Giancarlo Tartaglia.
“Non c’è libertà di stampa se non riusciamo a uscire dallo stato di necessità, visto che molti colleghi guadagnano pochi euro ad articolo, dalle querele temerarie, dagli editori che aprono e chiudono i giornali. Una libertà che deve rispettare la verità dei fatti e le persone. A questo proposito noi dell’Ordine nazionale a gennaio abbiamo varato un Testo unico deontologico che dà la possibilità ai colleghi di comprendere le regole più importanti. Noi crediamo nella formazione continua gratuita tanto che nel triennio 2013/2016 abbiamo stanziato circa un milione e mezzo di euro, cosa che nessun altro ordine professionale fa nel nostro Paese. E’ stato uno sforzo finanziario notevole ma doveroso nei confronti di molti colleghi colpiti dalla crisi”, ha detto il Tesoriere del Cnog Marini.
 
"Saremo sempre grati all'Unione cronisti - ha detto la vedova di Alfano, Mimma Barbaro - che per prima ha posto al centro dell'attenzione nazionale il ricordo dei cronisti uccisi nel nostro Paese. La memoria è un bene che non va disperso".
Il figlio di Beppe Alfano, Fulvio, ha ricordato le dirittura morale del padre e con rabbia ha evocato i casi più recenti di informazione televisiva addomesticata davanti al boss mafioso. "Così uccidete i vostri colleghi altre cento, mille volte" ha detto Fulvio.
"Le mafie vanno colpite là dove nasce il consenso- ha detto Giuseppe Maria Andreozzi, marito di Elena Fava, figlia di Giuseppe e prematuramente scomparsa qualche mese fa - e cioè estirpando la corruzione, il vero cancro della nostra società". La figlia Francesca ha riletto il testamento professionale del padre, esortando i cronisti al concetto etico della professione che porta, attraverso la verità, al superamento della violenza e delle diseguaglianze.
L'ideatore della Giornata nazionale della Memoria, Leone Zingales, Vice-Presidente nazionale dell'Unci, ha detto che "i giornalisti che ricordiamo in questa occasione non erano persone eccezionali. Semplicemente erano cronisti che non si sono piegati davanti a niente e a nessuno e che hanno svolto il proprio mestiere con la schiena dritta nel nome della verità e della libertà di stampa. Erano 'eroi normali', liberi da lacci e lacciuoli che hanno percorso senza paura un sentiero irto di ostacoli e che sono stati risucchiati dal gorgo della barbarie più vigliacca".