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Gruppo Pubblicisti: qualificare la presenza dei pubblicisti nell’Ordine professionale

A seguire il documento elaborato dal Gruppo Pubblicisti, presieduto dal Vicepresidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enrico Paissan, nella riunione di mercoledì 10 giugno.
 
Il Gruppo di lavoro “pubblicisti” del Consiglio Nazionale, allargato ai componenti pubblicisti degli Ordini regionali, nel ribadire pieno consenso alla proposta formulata dalla Commissione Giuridica per la procedura standard per l’iscrizione all’elenco dei pubblicisti, sottolinea la necessità di un impegno unitario per garantire omogeneità di applicazione sul territorio nazionale.
Si tratta di un primo, importante passo per adeguare la normativa ordinistica ai profondi mutamenti che hanno interessato la professione giornalistica nel nostro Paese e per rilanciare l’importante funzione che il pubblicismo ha svolto e può continuare a svolgere a favore di una informazione corretta e qualificata, secondo i principi ispiratori dell’Ordine che, per citare la felice espressione di una delle tante proposte di legge di riforma non licenziate dal Parlamento, raccoglie “tutti gli appartenenti all’albo dei giornalisti, al quale sono iscritti coloro che operano nel settore dell’informazione in maniera retribuita, anche se non esclusiva, quali che siano le forme contrattuali e le modalità concrete con cui si esplica la loro attività”.
La professione giornalistica e, con essa, tutto il mondo dell’informazione e della comunicazione è investita da un processo di straordinaria innovazione tecnologica che ha già mutato in buona parte il rapporto tra chi produce e chi utilizza l’informazione (e che è destinata a segnare in termini ancora più incisivi questo rapporto).
E’ questo il contesto con il quale il mondo del giornalismo italiano nelle sue varie accezioni deve misurarsi, con l’obiettivo fondamentale di salvaguardare la propria, essenziale funzione democratica e di porsi a garanzia di un effettivo pluralismo rappresentato dalla presenza e dall’impegno di migliaia di colleghe e colleghe che, in condizioni spesso al limite, consentono di dare voce ad una molteplicità di soggetti culturali, sociali, economici ed istituzionali che costituiscono il vero patrimonio della nostra società.
Oggi siamo giunti ad un punto di svolta che impone l’esigenza ai giornalisti italiani e alle loro articolazioni ordinistiche e sindacali di esprimere sino in fondo la capacità di un governo consapevole del processo di trasformazione delle condizioni materiali e strutturali del lavoro giornalistico.
Decisiva diventa a questo proposito il terreno della formazione permanente che consente alla componente giornalistica una qualificazione adeguata a fronteggiare e, per l’appunto, a governare, il processo di innovazione tecnologica che segna il nostro tempo.
Una ragione di più, se ve ne fosse bisogno, per mettere definitivamente da parte ogni sterile contrapposizione tra professionisti e pubblicisti che talvolta ha finito per condizionare e compromettere l’impegno comune, per condividere un percorso capace di restituire alla componente giornalistica un ruolo di protagonista nel dibattito e nel confronto sul futuro dell’informazione nel nostro Paese.
In questa direzione si muove la proposta sulla nuova procedura standard, quale spezzone di quella complessiva riforma legislativa sulla quale l’Ordine è fortemente e prioritariamente impegnato.