I giudici della Corte d'Appello dell'Aquila hanno condannato la società editrice del quotidiano “
Il Messaggero” a versare l’ammontare di 494.856,84 euro oltre interessi e rivalutazione fino all'intero versamento della somma a
Roberto Almonti un giornalista collaboratore della redazione di Teramo che richiedeva l'erogazione delle spettanze per gli articoli pubblicati dal giornale in circa 12 anni di collaborazione, somme
"a titolo di equo compenso per prestazioni di lavoro autonomo di natura giornalistica rese nell'ambito del rapporto di collaborazione continuata e continuativa", sulla base di una 'perizia' svolta dal Consiglio regionale dell'Ordine dei Giornalisti dell'Abruzzo e in applicazione del tariffario dello stesso Ordine professionale.
E’ la prima applicazione in Italia, da parte di un collegio di Tribunale, di una sentenza basata sul contributo professionale dell'Ordine piuttosto che l'intesa siglata tra Fieg e Fnsi (con voto contrario dell’Ordine nazionale dei Giornalisti) nello scorso 19 giugno 2014, sull'equo compenso.
“
Mi occupavo di cronaca nera e giudiziaria. Avevo un accordo che stabiliva il mio compenso in circa due milioni di lire al mese. Ho preso quello stipendio per qualche tempo, poi non hanno più rispettato un patto preso sulla parola. Nel corso degli anni – afferma Roberto Almonti
- ho subito due riduzioni di prezzo stabilite unilateralmente. Facevo notturni e festivi. Poi ho detto basta. Finalmente Finalmente qualcuno inizia a mettere dei paletti e dà voce ai collaboratori che non ne hanno. Ma fanno i giornali”, conclude Almonti.
Quella dei giudici dell’Aquila è una decisione clamorosa che sarà di aiuto al Tribunale amministrativo regionale del Lazio che il 26 gennaio sarà chiamato a decidere nel merito sul ricorso promosso dall’OdG, che ha portato davanti ai giudici i firmatari dell’intesa del 19 giugno 2014 sull’equo compenso: Governo, Fnsi e Fieg.