Editore:
Baldini & Castoldi (2016), pag.766, Euro 22,00
Il reporter di guerra diventa, in queste pagine, il simbolo della ricerca costante della verità, in territori dove i pericoli, le minacce, i rischi non sono soltanto quelli d’una cannonata o di una mina, ma riguardano le difficoltà di verifica delle informazioni.
Cinema, letteratura, immaginario popolare, hanno fatto dell’inviato di guerra una figura mitica. Cándito ne racconta la storia: dal primo corrispondente – in Crimea, nel 1854, quando si scriveva con la penna d’oca e l’inchiostro – ai giorni nostri: quelli delle bombe intelligenti, dei droni e dei collegamenti in tempo reale dal campo di battaglia; dove il reporter di guerra “scivola nell’ombra”, nel tempo iperconnesso, ultravelocizzato, perduto in una rete nella quale la potenzialità della costruzione della conoscenza è senza limiti.
Mimmo Cándito, giornalista e scrittore, è una delle “grandi firme” de “La Stampa”, sulle cui pagine – come inviato speciale, corrispondente di guerra, commentatore di politica internazionale – ha raccontato le più drammatiche crisi mondiali degli ultimi quarant’anni. Docente di Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico, all’Università di Torino, è direttore della rivista “L’indice dei libri” e presidente italiano di Reporters sans Frontières. Ha ricevuto vari premi, come “Miglior inviato speciale italiano”.