“L'iniziativa di Repubblica sui videomaker, fortunatamente ridimensionata e chiarita dal punto di vista dell'equo compenso, è utile per chiarire le differenze fra
citizen journalism e attività professionale”. Lo afferma il
segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti
Giancarlo Ghirra.
“L'Ordine dei giornalisti - precisa Ghirra - non nutre alcuna ostilità verso quanti, soprattutto sul web, praticano forme di informazione diffusa, dal basso, voci di associazioni e singoli impegnati a testimoniare sensibilità, culture, movimenti. Queste attività sul web, con sconfinamenti anche sulla carta stampata, in radio, tivù e su prestigiose testate on line, non vanno certamente limitate né ingabbiate, semmai sollecitano una discussione sulle regole. Non vanno tuttavia confuse con l'esercizio della professione giornalistica”.
“Gli iscritti all'Ordine – prosegue il segretario del Cnog - hanno, per legge, il dovere di fornire un'informazione sottoposta a verifiche e controlli, completa e pluralistica. Si tratta di obblighi che il comune cittadino non è tenuto a rispettare, obblighi che comportano spese e investimenti di giornalisti e aziende nella formazione culturale e professionale e nell'aggiornamento anche tecnologico”.
“Garantire ai lettori un'informazione qualificata e rigorosa costa tempo e fatica a quanti esercitano la professione giornalistica, in particolare ai 40 mila che hanno anche superato un esame di Stato. Il progetto Reporter sul sito repubblica.it - conclude il segretario del Cnog - è di grande interesse, ma non può non coinvolgere giornalisti abilitati dalla pratica e dalle conoscenze su ruolo ed etica professionale, evitando pericolose confusioni sui compiti di una corretta informazione”.