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La riforma dell’Ordine e l’accesso alla professione sono stati i temi oggetto di discussione nel Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti del 30 ottobre 2006. La Commissione giuridica ha esposto le proprie riflessioni confermando che il punto di partenza del progetto di riforma rimane il documento approvato il 3 luglio 2002. Questi i punti essenziali affrontati durante il dibattito sulla riforma della professione: - rinnovamento dell’accesso alla professione tramite la formazione universitaria;
- conferma della bipartizione tra professionisti e pubblicisti ma nello stesso tempo una riforma che assicuri l’accesso all’esame di Stato a quanti, pur avendo la qualifica di pubblicista, svolgano in maniera esclusiva l’attività giornalistica;
- tema della responsabilità deontologica e l’esigenza di attribuire ad una sezione disciplinare rappresentativa del Consiglio la trattazione dei procedimenti così da accelerare i provvedimenti disciplinari;
- istituzione di un Giurì per la correttezza e la lealtà dell’informazione creato presso il Consiglio stesso e al quale potranno rivolgersi tutti i soggetti che ritengano di essere stati ingiustamente danneggiati da articoli o notizie;
- esigenza di una offerta di formazione permanente da assicurare anche ai pubblicisti oltre che ai professionisti.
Tutti gli interventi hanno affrontato l’attuale e spinoso problema delle intercettazioni telefoniche. Il Consiglio nazionale non accetta il disegno di legge in discussione in Parlamento che prevede che sia il garante della privacy a stabilire sanzioni anche pecuniarie per il giornalista che pubblica brani di intercettazioni. La nuova formulazione legislativa limiterebbe il diritto di cronaca in una materia che rientra, invece, nell’applicazione dei codici deontologici già esistenti. Sono pertanto gli Ordini regionali a dover vigilare affinché i giornalisti assicurino sempre il rispetto del principio dell’essenzialità dell’informazione.
Questo il documento approvato dal Consiglio:
"Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito per elaborare le linee di una radicale riforma della legge istitutiva del 1963, respinge l’ipotesi, contenuta nel disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, di affidare al Garante della privacy il potere, non previsto dal decreto legislativo n. 196/2003, di irrogare ai giornalisti pesanti sanzioni pecuniarie (fino a 60 mila euro). L’adozione di una tale norma affiderebbe ad un’Autorità di nomina politica un potere sanzionatorio nei confronti dei giornalisti che farebbe venir meno il principio dell’autogoverno nel perseguimento del rispetto della deontologia, senza il quale un Ordine professionale non avrebbe ragione di esistere. L’Ordine dei giornalisti chiederà di essere ascoltato dalla commissione Giustizia della Camera dei deputati, al cui esame in sede referente è affidato il disegno di legge.
L’Ordine dei giornalisti chiede da anni al Parlamento di riformare la legge istitutiva in maniera da farla risultare più rispondente alla realtà di una professione che negli ultimi quarant’anni ha subito trasformazioni profonde e inimmaginabili per il legislatore del 1963. In tema di deontologia, al fine di poterla applicare in forma più rapida e incisiva, si rendono necessarie norme che consentano un’accelerazione del procedimento disciplinare, così come è opportuna la creazione di una sezione disciplinare del Consiglio nazionale con poteri deliberativi, almeno per le sanzioni meno gravi. Si rende inoltre necessaria una modifica dei meccanismi elettorali. Nel 1963 i giornalisti erano poche migliaia e il Consiglio nazionale risultava composto da non più di 40 persone. Oggi i giornalisti sono quasi 90 mila, i consiglieri nazionali sono 128 e crescono in rapporto al numero degli iscritti.
L’altro tema su cui si chiede al Parlamento di intervenire riguarda l’accesso alla professione. Se si vogliono giornalisti preparati, in grado di fornire un’informazione corretta, occorre dare attuazione alla direttiva europea che richiede, per le professioni regolamentate, il requisito della laurea triennale. Ad essa va aggiunto, nella forma di master, un corso biennale in cui svolgere il tirocinio. Occorrerà prevedere anche per i pubblicisti un preciso percorso formativo. Norme transitorie dovranno consentire l’accesso all’esame di Stato a tutti coloro che da anni svolgono attività come giornalisti di fatto senza poter essere iscritti all’Ordine. Sono tutte misure coerenti con un criterio di liberalizzazione delle professioni.
Al contrario di quanto chiedono da anni gli editori, l’Ordine dei giornalisti non va abolito. Va riformato profondamente per poter rispondere alle attese dei cittadini e dei suoi iscritti."
Erano presenti alla seduta i seguenti consiglieri:
Camillo Albanese, Giuseppe Alberti, Claudio Alò, Bruno Ambrosi, Gianni Ambrosino, Giuseppe Anzalone, Ugo Armati, Maria Chiara Aulisio, Ida Baldi, Guido Barella, Ezio Berard, Mario Bernardini, Pier Luigi Bertello, Silvano Bertossi, Pierpaolo Bollani, Pierluigi Boroni, Cosimo Bruno, Giuseppe (Pino) Bruno, Gianni Campi, Gaetano Campione, Laura Cancellieri, Mauro Carafa, Marco Caramagna, Antonio Cembran, Mitia Chiarin, Angelo Ciaravolo, Giacomo Clemenzi, Dario Collio, Davide Colombo, Dario De Liberato, Mauro De Vincentiis, Francesco De Vito, Lorenzo Del Boca, Elda Di Sacco, Aleandro Di Silvestre, Elio Donno, Franco Elisei, Vittorio Esposito, Domenico Falco, Maria Pia Farinella, Rino Felappi, Silvana Ferrante, Elia Fiorillo, Santino Franchina, Luciano Fraschetti, Giovanni Fuccio, Alberto Fumi, Stefano Gallizzi, Gennaro Guida, Giuseppe Gulletta, Enzo Iacopino, Hansjorg Kucera, Nicola Marini, Felice Maselli, Giulio Mastroianni, Augusto Mattioli, Giuseppe Mennella, Andrea Merkù, Giacomo Metta, Francesco Naddeo, Rosario Ocera, Federico Oppelli, Giancarlo Pagan, Filippo Paganini, Enrico Paissan, Emilio Pastormerlo, Remo Pecorara, Maurizio Pizzuto, Franco Po, Norma Rangeri, Ruben Razzante, Gianfranco Ricci, Silvano Rizza, Vittorio Roidi, Roberto Rossi, Pasquale Salerno, Claudio Santini, Lamberto Selleri, Stefano Sieni, Daniela Stigliano, Domenico Tedeschi, Rodolfo Valentini, Luigi Eugenio Vigevano, Elvisio Vinti.