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Il direttore di Telejato chiede l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti

04/05/2009
Il direttore dell'emittente televisiva Telejato di Partinico, Pino Maniaci, ha presentato, questa mattina, la richiesta di iscrizione all'Ordine dei giornalisti, accompagnato negli uffici del Consiglio regionale di Sicilia, dal segretario nazionale Enzo Iacopino e dal consigliere Giacomo Clemenzi.
Sin da 1999,  Maniaci denuncia ogni giorno, dai microfoni di Telejato, i misfatti della mafia e per questo vive sotto scorta, dopo aver ricevuto numerose minacce e intimidazioni, anche sotto forma di attentati e di un pestaggio in pieno giorno. Eppure, lo scorso mese, e' stato rinviato a giudizio per esercizio abusivo della professione e per questa accusa si ritroverà davanti al giudice monocratico di Partinico l’8 maggio prossimo per aver svolto l’attività di giornalista in assenza dell’abilitazione dello Stato.
 
Il male è Pino Maniaci? Per qualcuno forse. Per chi? Per la mafia certamente...
di Enzo Iacopino
Segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti
 
Il male è Pino Maniaci? Per qualcuno forse. Per chi? Per la mafia certamente, mi dicono le cronache e i tanti amici che vivono in Sicilia. Non mi interessa chi è stato 15 o 20 anni fa e dubito fortemente sia stato il diavolo che alcuni, rigorosamente anonimi, descrivono. Mi interessa quel che è, quel che rappresenta, quel che testimonia con la sua vita blindata, con le cose che fa e dice. Oggi. Se qualcuno è in possesso di elementi che certificano che non si tratta di un cittadino rispettabile, ne parli pubblicamente. Questo tam tam, questo chiacchiericcio che tutti ascoltiamo, ma che nessuno ha l’ardire di rendere pubblico è un marchio di vergogna su chi se ne rende responsabile.
L’ho rotto, io figlio di un Sud che voglio pulito, questo muro di sozzume. Ne ho parlato con Maniaci, ieri sera. Gli ho raccontato quel che dalla Sicilia arriva a Roma. Mi ha risposto – perdendo solo per un attimo la calma – dicendomi che ne è consapevole e che ha assunto una iniziativa legale nei confronti di chi ritiene responsabile. Non mi si è dipinto come un angelo puro, resistendo alla umana tentazione di ciascuno di noi che tende a descriversi sempre in maniera più nobile della personale realtà.
Questo mi ha colpito.
La vita, a volte, ci riserva parentesi difficili. Anche per colpa non tutta nostra.
Ma quel che conta è quanto testimoniamo con il nostro comportamento.
La sua vita è lì, davanti agli occhi dei suoi telespettatori. Nessuno gli rimprovera fatti d’oggi e di un ieri recente. E sono certamente centinaia e centinaia quelli che, se potessero, lo farebbe molto volentieri, suonando la grancassa.
Portiamo ex terroristi in Parlamento. Permettiamo di fare lezioni nelle Università a cultori della pi-trentotto, a pluriassassini, a persone che negli anni di piombo hanno privato ciascuno di noi di spazi di libertà. Lo facciamo perché scommettiamo su una loro nuova vita. Accettiamo – con grande fatica, per quel che mi riguarda – che il carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido dai mostri che hanno insudiciato il nome di Corleone, venga rimesso di fatto in libertà perché ha dato, da pentito, un contributo alle indagini.
Che cosa ha da fare con tutto questo Maniaci?
Assolutamente nulla, appunto. Ma chi perdona ex terroristi e i pluriassassini dell’anti Stato criminale, chi li tollera, chi vive nella loro stessa acqua, chi respira la stessa aria tenta di manipolare al peggio la sua vita per sparargli alle spalle, per tendergli agguati, trasferendo sull’oggi il peso di una vita archiviata, con l’appesantimento di una fantasia malsana.
E può farlo, non me ne voglia Maniaci, anche grazie a lui, alla sua testardaggine (detto da un calabrese quale io sono suona pesante, lo so), a quel suo incomprensibile non trovare il tempo per chiedere di essere iscritto all’Odg.
Sono un difensore dell’Ordine dei giornalisti, e non perché ne sono il segretario nazionale. Lo difendo non già come organismo di protezione degli iscritti (i quali se sbagliano e quando sbagliano, quale che sia la loro notorietà, vanno sanzionati perché altrimenti avrebbe ragione chi ci considera una casta) ma di tutela dei cittadini. E’ l’Odg che deve garantire, a livello regionale e nazionale, che i cittadini abbiano una informazione vera, completa, corretta, rispettosa delle sensibilità della società, mai cinica, senza disponibilità a compromessi o a collusioni.
Pippo Fava prima di essere assassinato dalla mafia, ha scritto: “Io ho un concetto etico del giornalismo. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, impone ai politici il buon governo. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, e le violenze che non è stato mai capace di combattere”.
Maniaci fa questo “giornalismo etico”? Mi garantiscano che è così.
Ma non ha la tessera dell’Ordine. Una tessera che l’Ordine della Sicilia non può certo concedergli – se non violando la legge – a meno che lui non la chieda, premessa indispensabile per ogni valutazione.
E’ molto faticoso farlo? C’è qualcosa che non capisco, qualcosa che non so che impedisce di chiederla?
Non credo.
Può, il Maniaci che conosciamo, desiderare che altri violino la legge? E che, di più, lo facciano a suo favore?
Sono certo non possa volerlo, sono sicuro non lo permetterebbe.
Per questo penso, spero, che questa vicenda sia alla pagina conclusiva.
 
(tratto da www.articolo21.info del 2 maggio 2009)