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Il primo dovere dei giornalisti è informare i cittadini. Una cattiva lezione in una scuola riconosciuta dall´Ordine

08/02/2008
In relazione alle dichiarazioni rese dal Procuratore della Repubblica di Palermo, durante una lezione sul diritto di cronaca, agli studenti della scuola di giornalismo Mario Francese, il segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha dichiarato:“E’ sconcertante che il Procuratore della Repubblica di Palermo possa recarsi in una scuola di giornalismo, riconosciuta dall’Ordine, e definire, senza contraddittorio alcuno, “apprendisti stregoni” i giornalisti che hanno fornito ai cittadini informazioni rilevanti sul libro mastro del boss mafioso Lo Piccolo.E’ sconcertante che il Procuratore della Repubblica di Palermo possa, senza contraddittorio alcuno,  dichiarare che quella “non è stata una pagina di gran giornalismo” e che, anzi, si è trattato di “un assist lanciato a qualcun altro”, verosimilmente a mafiosi.E’ sconcertante che il Procuratore della Repubblica di Palermo ritenga di poter dire ai giornalisti che cosa possano pubblicare e che cosa debbano mantenere segreto in base a quelli che sono suoi desideri che, in tutta evidenza, non vengono rispettati proprio da quanti sono sottoposti alla sua direzione.E’ sconcertante che il Procuratore della Repubblica di Palermo si esprima così su colleghi che sono sottoposti ad indagini da lui coordinate e continui ad ignorare i pubblici richiami del vice presidente del Csm, Nicola Mancino, il quale ha ribadito che non sono i giornalisti ad avere l’obbligo del segreto sulle inchieste giudiziarie, ma che ai giornalisti spetta il dovere di pubblicare le notizie.E’ sconcertante che si ritenga di insegnare così, in una scuola riconosciuta dall’Ordine, quali sono i doveri dei giornalisti che sono certamente sottoposti alla legge, ma che debbono onorare prima di ogni cosa il dovere costituzionale di garantire ai cittadini una informazione veritiera e completa che non deve avere il preventivo assenso di questo o di quel Procuratore della Repubblica.Non si tratta di solidarizzare con i colleghi di Repubblica di Palermo – che meritano il rispetto dell’Ordine per il prezioso lavoro che svolgono – ma di ribadire un principio e di avviare una riflessione urgente, che non mancherà, su come  si ritiene di insegnare a dei praticanti, violando la regola prima che impone di non ascoltare una sola voce, per quanto autorevole possa essere, soprattutto quando manifesta giudizi sommari su persone assenti, giornalisti o no che siano”.