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Il rinnovo dei Consigli dell’Ordine: verso il rinvio

05/02/2016
Con un doppio emendamento, approvato dalla commissione Bilancio della Camera, nell’ambito del provvedimento c.d. “mille proroghe” viene prevista la permanenza in carica dei componenti dei Consigli nazionale e regionali sino al 31 dicembre 2016.
In verità, l’emendamento presentato prevedeva questo differimento solo per il Consiglio nazionale. Nel pomeriggio di ieri, 4 febbraio, in un confronto con il governo (che sosteneva di non aver assunto tale iniziativa), il presidente dell’Odg, Enzo Iacopino, ha fatto presente che tale scelta avrebbe comportato un raddoppio dei costi elettorali, imponendo il rinnovo dei Consigli regionali in maggio per poi riconvocare i colleghi alle urne nel mese di dicembre-gennaio.
Il governo ha convenuto e, su impulso del sottosegretario Luca Lotti, è stato presentato dagli stessi relatori un sub emendamento che estende la proroga ai Consigli regionali.
Tale differimento delle elezioni (se sarà confermato, come tutto autorizza a credere, dall’aula a Montecitorio e dal Senato della Repubblica) può rappresentare l’opportunità di dare vita a una riforma organica della professione che tenga conto non solo delle indicazioni fornite dal Consiglio nazionale dell’Ordine, con un suo documento, ma anche della reale situazione della professione, qual è quella che emerge anche da complesse e illuminanti analisi.
Ecco la prima valutazione fatta dal presidente Iacopino: “E’ una opportunità, se si vuole affrontare il problema della riforma senza tentare di precostituire condizioni che consentano di occupare poltrone. Il Cnog in questi anni ha dimostrato, grazie all’apporto costruttivo di tanti consiglieri, di sapere dare voce ai bisogni dei colleghi, svolgendo anche un ruolo di supplenza  di altri organismi che non sembrano molto preoccupati di tutelare i diritti dei giornalisti. E’ una scelta irreversibile, quale che sia la riforma, una strada da continuare a percorrere senza esitazioni, con gli attuali o con nuovi strumenti per arginare lo sfruttamento selvaggio dagli editori”.