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Il ruolo dei media nel caso di Yara Gambirasio

06/04/2011
In merito alle dichiarazioni del Garante della privacy sulla vicenda di Yara Gambirasio dopo l’accorato comunicato stampa diffuso nei giorni scorsi dalla famiglia affinché i mezzi di informazione non continuino a diffondere fotografie e video della ragazzina, il presidente dell’ordine dei giornalisti della Lombardia Letizia Gonzales ha dichiarato che interverrà attraverso procedimenti disciplinari a tutela del minore in tutti quei casi evidenti che violano la carta di Treviso, il codice deontologico ed anche il codice di procedura penale.
L’essenzialità dell’informazione (art. 6 codice deontologico) impone al giornalista di rispettare sempre la sfera privata dell’individuo pubblico o privato. A maggior ragione la privacy dei genitori di Yara Gambirasio che non sono mai state persone pubbliche.
La tutela del minore (carta di Treviso, codice deontologico e anche codice di procedura penale) spiega il principio per cui i diritti del minore e dei suoi genitori, soprattutto in casi di cronaca nera, devono prevalere rispetto al diritto di cronaca e critica. E’ sempre vietata perciò la pubblicazione di foto di minori coinvolti in processi penali, che diventa illecito disciplinare come indica il garante riferendosi al codice di procedura penale ed alle carte deontologiche.
I mezzi di informazione poi secondo il consiglio d’Europa, devono sempre svolgere il compito (o meglio, hanno l’obbligo morale) di comunicare le notizie nel rispetto dei diritti fondamentali della persona, tra cui rientra quello alla riservatezza. Devono opporsi al linguaggio invadente senza soffermarsi sugli inutili dettagli che stimolano solo la curiosità più insana del lettore .
Infine la credibilità dell’informazione (sempre il consiglio di Europa lo dice) passa attraverso la capacità di dimostrare all’opinione pubblica la funzione di mediazione sociale che i media devono esercitare in relazione alla libertà di pensiero ed informazione. Nel raccogliere e diffondere notizie di cronaca ( lo dice la delibera 1003 del 1 luglio 1993) “il fine non giustifica i mezzi”.
“Abbiamo assistito in questi ultimi tempi ad inutili violazioni delle regole e delle leggi che possono esporre anche l’Italia a condanne da parte della corte di Strasburgo - sottolinea la presidente Gonzales - e condivido il forte richiamo del Garante della privacy alla stampa al rispetto delle leggi e delle carte deontologiche tanto più che la pubblicazione di foto e video della ragazzina oggi non sono più nell’interesse del minore”.