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Il vice presidente Enrico Paissan replica alla nota di Quarto Potere

26/01/2010
Riesce davvero molto difficile riuscire a comprendere senso e ragioni della polemica di Quarto Potere contro Lorenzo Del Boca, accusato di minare l’unità della categoria. Riassumiamo brevemente i fatti: nel corso di una riunione in Sicilia, due vicesegretari della Fnsi - Daniela Stigliano e Gigi Ronsisvalle - hanno duramente attaccato l’Ordine e la proposta di riforma approvata all’unanimità dal Consiglio Nazionale, attacco che ha trovato eco e legittimazione ufficiale nel sito della Fnsi con una nota che, a tutt’oggi, non è stata rimossa, nel silenzio dei massimi vertici del sindacato.
Quarto Potere, evidentemente preoccupato di difendere la propria rappresentanza in seno alla maggioranza Fnsi, parla di “ultimo attacco del Presidente dell’Ordine verso il vertice del sindacato”, capovolgendo disinvoltamente la verità dei fatti, visto che negli interventi in terra siciliana, fedelmente riportati sul sito sindacale, si parla esplicitamente di una “gestione dell’Ordine che sta portando al collasso la professione” e si mette esplicitamente sotto accusa le “iniziative anche di livello universitario”, con un chiaro riferimento alla proposta dell’accesso unico formulata nel documento di riforma del Consiglio Nazionale dell’Ordine. Questi i fatti, stravolti contro ogni documentabile evidenza, da Quarto Potere che addebita a Lorenzo del Boca la responsabilità di aver attivato questa polemica.
Basterebbe, al proposito, citare, la aperta dissociazione rispetto alle opinioni dei due vicesegretari della Fnsi, espressa – con rimarchevole onestà intellettuale – dai coordinatori dei consiglieri nazionali dell’Ordine aderenti alle correnti di Autonomia e solidarietà e di Giornalisti uniti.
Evidentemente il clima pre-elettorale è davvero un cattivo consigliere ed induce a cattivi pensieri!
Dopo queste premesse appare a dir poco sorprendente l’imbarazzata e contraddittoria dichiarazione di condivisione da parte di Q. P. della proposta dell’Ordine che prevede, per l’appunto, “un accesso al giornalismo che passi ESCLUSIVAMENTE dalla strada universitaria”.
Così come, sarebbe opportuno, per dirigenti di alto livello quali sono i vicesegretari del sindacato, conoscere un po’ meglio la situazione della categoria, in particolare del capitolo relativo alle scuole di giornalismo che si avvalgono dell’autorizzazione dell’Ordine.
“Le scuole – afferma infatti Quarto Potere – sono oggi 20 e resta incomprensibile la scelta dell’Ordine di istituire negli ultimi 10 anni molte altre scuole di giornalismo, oltre a quelle esistenti”. Pare davvero necessario fornire a questi colleghi, evidentemente mal informati, alcune informazioni: l’istituzione di numerose scuole è avvenuta nel periodo nel quale la gestione dell’Ordine era garantita da una maggioranza che faceva riferimento alle stesse componenti che oggi dirigono la Fnsi, mentre le cose hanno iniziato a cambiare in questi ultimi 3 anni, nei quali l’Ordine, attraverso una lodevole, unitaria e condivisa azione di controllo da parte del proprio Comitato tecnico scientifico, ha chiuso quattro scuole, per l’inosservanza da parte dell’Università delle regole concordate.
Per quanto riguarda i pubblicisti, la proposta di riforma – che prevede esplicitamente il passaggio nell’elenco dei professionisti di quanti vivono dell’attività giornalistica – richiama esplicitamente l’esigenza di un recupero delle motivazioni originarie che, nel lontanissimo 1963, hanno indotto i legislatori a prevedere la presenza della figura del giornalista pubblicista come un valore aggiunto rispetto alla dimensione del professionismo. Questo e solo questo dice la proposta dell’Ordine. Tutto il resto appartiene alla volgarità di quanti – in questo caso un componente della giunta della Fnsi – propone di “cacciare a calci in culo 70 mila pubblicisti”, assieme magari a qualche altro “rompiscatole”.
Ecco perché le condivisibili affermazioni di principio sull’esigenza di mettere la parola fine “alle polemiche e alle contrapposizioni sterili e dannose per i colleghi tutti”, in un momento di perdurante e grave difficoltà per la professione giornalistica, per essere credibili devono essere accompagnate da atteggiamenti coerenti e, soprattutto, ispirati alle verità dei fatti e delle posizioni.
Tanto più in quanto nessuno nell’Ordine contesta il diritto, vorrei dire il dovere, del sindacato e di ogni collega di occuparsi per l’appunto di problemi che attengono all’ordinamento giornalistico, ma spesso emerge la sensazione o l’impressione che qualche settore del sindacato viva con estremo fastidio e non celata insofferenza che l’Ordine possa occuparsi di questioni contrattuali che riguardano gli iscritti all’ordine, anche quelli che non aderiscono iscritti al sindacato.
Quanto poi al richiamo al vertice dell’Ordine ad un “atteggiamento responsabile di chiarezza, di etica e di trasparenza” è un invito che – ritengo non solo a nome personale – considero del tutto improprio e, se mi è consentito, un tantino offensivo in quanto riferito a persone e a comportamenti che in nessun caso possono essere censurabili proprio sul piano della chiarezza, dell’etica e della trasparenza.
 
Enrico Paissan
Vicepresidente dell’Ordine Nazionale