“La situazione di giornalisti pagati 5 euro a pezzo è molto diffusa. Ma vi assicuro che ci sono casi di pezzi pagati 50 centesimi. La politica ancora non ha capito che l’informazione è necessaria per la sopravvivenza democratica del Paese. Purtroppo questa consapevolezza politica non c’è anche se bisogna riconoscere che ultimamente da parte del Governo c’è stato uno sforzo che va in questa direzione. Il punto è che non si vuole ancora accettare è che il problema di fondo da affrontare è quello degli editori. Gli editori dei giornali si occupano anche di case di cura, di costruzioni, di fabbriche di automobili eccetera. E usano i giornali per moltiplicare i loro affari, che hanno saldo positivo, mentre scaricano i costi della crisi sui giornalisti”. Così Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, intervenendo alla convention dell’Italia dei Valori a Sansepolcro, in provincia di Arezzo.
Sul tema è intervenuto anche il segretario nazionale di Italia dei Valori Ignazio Messina: “Il diritto al pluralismo informativo una componente essenziale della libertà di espressione e principio fondamentale e costituzionalmente riconosciuto della nostra società. L'impegno del Governo ci sembra andare in direzione del sostegno e dell'incentivo alla valorizzazione delle professionalità. Il decreto Lotti sull’editoria rappresenta un passaggio importante ed innovativo che pone attenzione su un settore in crisi”, ha dichiarato Messina alla presenza tra gli altri di Luca Lotti (Pd), sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione, riferendosi all’accordo sull’equo compenso stilato tra Governo, Fieg e Fnsi il 19 giugno, che stabilisce un minimo di 20,88 euro lordi a pezzo.
Accordo, com’è noto, fortemente criticato dall’Ordine dei Giornalisti. Sul punto ha tuonato ancora Il presidente dell’OdG Iacopino: “Sapete che cosa hanno fatto gli editori dopo il 19 giugno, quando è stato stilato l’accordo sull’equo compenso? E badate che parliamo di 3000 euro l’anno, attenzione… Sapete che hanno fatto? Hanno ridisegnato il menabò. Cioè, sui giornali adesso esistono solo gli articoli di apertura che hanno il numero di battute minime per ottenere l’equo compenso! E gli articoli più corti? Gli editori chiedono che vengano scritti gratis!”.