Tutelare i diritti dei detenuti e quelli dell'informazione, grazie all'approvazione di un codice deontologico nazionale: è questo l'obiettivo della “Carta del carcere e della pena”, detta “Carta di Milano”, approvata dal Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti della Toscana nell'ultima seduta del 2012.
La Carta di Milano è un codice deontologico in 12 punti che regola i rapporti tra detenuti e media: tra i principi affermati c'è quello del diritto all'oblio (per cui un condannato, una volta scontata la pena, ha il diritto a non essere indeterminatamente esposto all'attenzione dei media per quanto fatto in passato), l'invito a tutelare l'identità del detenuto che sceglie di parlare con la stampa e ad usare termini appropriati in caso di misure detentive alternative al carcere (ricordando che non si tratta di libertà).
Il documento riguarda tutti i tipi di informazione, da quella cartacea a quella online, per la quale viene richiesta un'attenzione particolare data la prolungata esposizione delle notizie su internet.
Inoltre nella Carta di Milano viene chieso all'Ordine Nazionale dei Giornalisti di impegnarsi per favorire la diffusione di una cultura dei diritti e doveri del gionalista in tema di carceri, tramite la creazione di una sezione apposita per l'esame di Stato e la promozione di seminari di approfondimento sul tema.
“La Carta di Milano è un documento importante che vuole mettere ordine su un tema delicato complesso – ha commentato Carlo Bartoli, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Toscana, che– come il rapporto tra informazione e mondo delle carceri. E' importante infatti ricordare che il carcere dovrebbe rappresentare per molti detenuti l'occasione per prepararsi ad una nuova vita sociale: per questo è necessario tutelare i loro diritti, coniugandoli però con quello dei cittadini ad essere informati. Grazie all'adozione di questo documento ci auguriamo che sia possibile. Di sicuro, si tratta di un tema che non può essere eluso o ignorato dalla nostra categoria: anche per questo nei mesi scorsi avevamo inviato una lettera ai direttori delle testate locali richiamando la loro attenzione sul tema delle carceri”.