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Intercettazioni, la promessa di Orlando: "Nessun bavaglio per i giornalisti"

30/03/2015
"Non c'è nessun bavaglio per i giornalisti e non credo che ci sarà". Così il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, rassicura sulla riforma delle intercettazioni, che il premier Matteo Renzi ha promesso entro fine 2015.
L'intervento del Governo sulle intercettazioni, promette Orlando, non altererà "l'evoluzione di indagini in corso: pensarlo mi sembra non solo fantasioso ma anche infantile".
Nella maggioranza è sempre Ncd a spingere sulla necessità di fissare paletti ben precisi allo strumento utilizzato dai magistrati. "Abbiamo deciso - informa il deputato Gianni Sammarco - di dare vita a una raccolta firme per accelerare l'iter del disegno di legge sulle intercettazioni.
Il nostro Paese ha bisogno di un nuovo sistema che punti a tutelare i cittadini, evitando l'uso strumentale e distorto di questo strumento". Spesso e volentieri, lamenta il parlamentare, "le intercettazioni sono utilizzate in maniera impropria con la grave conseguenza di macchiare per sempre la credibilità di una persona che magari è innocente". Per il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, nel caso che ha portato alle dimissioni del ministro Maurizio Lupi, "i giornalisti hanno fatto il loro mestiere. Quelle intercettazioni non erano più segrete e potevano essere pubblicate. In altri casi dovrebbero valere le regole della deontologia".
Sul fronte più in generale della riforma della giustizia, Md invita a "non cedere ad una idea impiegatizia della magistratura. Va smascherato l'inganno: se il cambiamento è realizzato indebolendo la giurisdizione e delegittimando la magistratura, esso determinerà un'evidente retrocessione non solo nella tutela dei diritti ma nella stessa qualità del tessuto civile".
E la qualità della giurisdizione, sottolinea la corrente di sinistra delle toghe, "dipende anche dalla disponibilità di mezzi adeguati per esercitarla, per cui vigileremo per contrastare il taglio indiscriminato delle risorse".
Ma, aggiunge Md, "significa anche capacità di organizzarla in modo efficiente avendo come obiettivo non le esigenze dei magistrati ma quelle di tutti coloro a cui è destinato il servizio giustizia. Per questo Magistratura Democratica ritiene fondamentale contrastare con fermezza ogni forma di "carrierismo" in magistratura e riaffermare il principio costituzionale della pari dignità delle funzioni opponendosi ad ogni forma - anche surrettizia e strisciante - di reintroduzione della carriera".