INTERCETTAZIONI: MANCINO, ECCESSIVO CARCERE PER STAMPA
(ANSA) - ROMA, 17 FEB - Eccessiva la sanzione penale prevista per i giornalisti dal ddl sulle intercettazioni per la pubblicazione di atti di procedimenti. Lo ha sostenuto il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, che ha parlato di un contrasto con l'articolo 21 della Costituzione: "La sanzione penale per i giornalisti è eccessiva e unilaterale ai sensi dell'articolo 21 della Costituzione", quello sulla libertà di stampa, ha detto Mancino. "Il venir meno del segreto - ha aggiunto - è opera unilaterale del giornalista o c'é qualcuno che ha concorso nella consumazione del reato con lui"?.
Il vice presidente del Csm Nicola Mancino, rompendo il silenzio che si era imposto e esprimendo la sua contrarietà al provvedimento voluto dal governo e dalla maggioranza, ha puntato l'indice contro la norma che introduce la sanzione penale per il giornalista che pubblica atti coperti dal segreto investigativo, ritenendola una misura "eccessiva" proprio "ai sensi dell'articolo 21 della Costituzione" e che fa pagare così severamente solo il cronista, non anche il pubblico ufficiale che gli ha passato le carte: "il venir meno del segreto è opera unilaterale del giornalista o c'é qualcuno che ha concorso con lui nella consumazione del reato?", ha chiesto con un interrogativo retorico il numero due di Palazzo dei Marescialli, che comunque distingue il caso in cui gli atti pubblicati sono estranei alle indagini, perché "la privacy va rispettata". (ANSA).
INTERCETTAZIONI: COSSIGA, PESSIMA IDEA GALERA PER GIORNALISTI
(ANSA) - ROMA, 17 FEB - "In un regime democratico come è il nostro l'unica forma di controllo vero dei magistrati è quella della pubblica opinione: non pubblicare i nomi dei magistrati non mi sembra una buona idea". Lo afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga riferendosi alla nuova normativa sulle intercettazioni, rilevando: "E' una pessima idea, invece, quella di mandare in galera i giornalisti che pubblichino qualunque documento giudiziario coperto da qualunque forma di segreto anche se relativo a persone estranee alle indagini, salvo che i documenti non siano frutto di... furto con scasso di edifici giudiziari o di sedi di polizia". "Perché - spiega Cossiga - i giornalisti hanno non il diritto ma il dovere di pubblicare tutto, salvo risponderne in sede penale. In galera dovrebbero andare invece i magistrati che 'passano' le carte ai giornalisti: ma questo non avverrà mai perché 'cane non mangia cane'". (ANSA).
INTERCETTAZIONI: FIEG-FNSI, APPELLO A NAPOLITANO
(ANSA) - ROMA, 17 FEB - Gli editori e i giornalisti italiani si appellano al Presidente della Repubblica, al Parlamento, alle forze politiche e sociali e all'opinione pubblica affinché "vengano evitate nel nostro ordinamento norme che costituiscono un'evidente e palese compressione dei valori della libertà di stampa riconducibili all'articolo 21 della Costituzione". E' quanto si legge in un comunicato congiunto Fieg-Fnsi riguardo al disegno di legge sulle intercettazioni. "La Fieg e la Fnsi - si legge nel comunicato congiunto - si uniscono nel denunciare al Parlamento e al Paese la gravissima limitazione del diritto di cronaca prevista dal disegno di legge del ministro Alfano in materia di intercettazioni approvato ieri dalla Commissione giustizia della Camera. Le disposizioni in esso contenute colpiscono duramente giornalisti ed editori, imponendo loro il silenzio totale sulle indagini e sui loro sviluppi, anche quando non sussiste il segreto istruttorio. L'effetto è quello di impedire ai cittadini e all'opinione pubblica di conoscere fatti rilevanti della vita pubblica quali appunto le notizie sugli atti di indagine, non segreti".
"Se il disegno di legge - prosegue la nota - dovesse essere approvato dal Parlamento, il divieto duramente sanzionato costituirebbe una autentica 'pietra tombale' della cronaca giudiziaria. Fieg e Fnsi sottolineano con forza all'opinione pubblica che non vanno confusi la limitazione delle intercettazioni e il divieto della divulgazione di loro parti con la possibilità di dare notizia di una investigazione in corso non coperta da segreto (attuazione di misure cautelari, arresti, sequestri, interrogatori, testimonianze). Se fosse approvato il disegno di legge nell'attuale versione si tornerebbe indietro di molti decenni, all'epoca di vigenza del Codice Rocco del 1930. Ad essere violato è il diritto di cronaca e il diritto di informare e di essere informati e, con essi, la Costituzione che li tutela e garantisce".
Gli editori e i giornalisti concordano "sulla necessità di norme a tutela della riservatezza delle persone, soprattutto delle persone estranee alle indagini (da proteggere a monte), ma non possono accettare sanzioni fuori luogo rispetto al bene da tutelare ed estranee ad ogni principio di responsabilità".(ANSA).
INTERCETTAZIONI: FAMMONI, NO A BAVAGLIO A INFORMAZIONE
(ANSA) - ROMA, 17 FEB - "Prosegue il tentativo di imbavagliare l'informazione". Così il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, commenta il disegno di legge del governo sulle intercettazioni. "Si è provato già molte volte - prosegue - a far passare 'norme bavaglio' per l'informazione. Finora il tentativo non è riuscito ma prosegue con gli emendamenti approvati in commissione Giustizia alla Camera sul ddl intercettazioni".
Per il sindacalista della Cgil, "nonostante il controllo di gran parte dei mezzi di informazione, l'omologazione delle notizie, il condizionamento fatto a tanti giovani cronisti col precariato, il tentativo di censura alla libertà di informazione non si ferma. In questo caso, infatti, non si tratta di evitare abusi o distorsioni, di tutelare il diritto alla privacy, di ricercare un equilibrio fra diritti come sarebbe giusto; ma con gli emendamenti approvati si dilatano i tempi e si vieta il diritto dei cittadini ad essere informati per tutta la durata delle indagini".
Inoltre, rileva Fammoni, "per essere più sicuri che il silenzio sia totale, il rimedio è sempre quello: pesantissime sanzioni per chi fa informazione, compreso il carcere. E' un provvedimento che va cambiato, per questo la mobilitazione e l'iniziativa è necessaria ma non basta. La deriva del pluralismo e della libertà di informazione deve essere contrastata con un progetto nuovo e all'altezza alla cui realizzazione sono chiamate tutte le forze interessate. Questa sfida - conclude - non la si combatte solo in difesa ma chiamando a raccolta gli stati generali dell'informazione". (ANSA).