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INTERCETTAZIONI/un mese di carcere poca cosa per i malfattori non per le persone perbene

21/05/2010
La decisione della maggioranza di ritirare l’emendamento che prevedeva il raddoppio delle pene detentive e pecuniarie per i giornalisti che rendono pubblici i particolari di inchieste di interesse sociale non è la risposta alle quale i cittadini hanno diritto. I cittadini, non i giornalisti, perché sono loro – i cittadini-elettori – che hanno il diritto di sapere per capire, decidere e scegliere in maniera consapevole e responsabile. E’ assurdo ritenere che un mese di carcere sia una sciocchezza. E’ incredibile ritenere poca cosa sanzioni pecuniarie che vanno da 5 a 10 mila euro.
Chi parla di carcere e di danaro con tanta leggerezza non si rende conto che un mese dietro le sbarre è poca cosa per i malfattori, non per le persone perbene. Somme di quella entità possono apparire trascurabili a chi guadagna migliaia e migliaia di euro al mese. I politici – e purtroppo anche la stragrande maggioranza dei lettori – non sono consapevoli che ci sono centinaia e centinaia di giornalisti che “guadagnano” anche poco più di due euro per un loro articolo, come emerge dai “dati della vergogna” contenuti nell’inchiesta fatta dall’Ordine e denominata “Smascheriamo gli editori”. E’ come dire che ci sono giornalisti che dovrebbero scrivere cinquemila articoli per mettere insieme l’ammenda che dovrebbero pagare per onorare il loro dovere di informare gli italiani.
L’Ordine, su decisione unanime del suo esecutivo nazionale, ha già acquisito significativi pareri legali e assumerà tutte le iniziative utili, in ogni sede, per garantire ai cittadini il diritto di essere informati. Su questo terreno non è più il momento delle dichiarazioni, ma degli atti concreti, coinvolgendo le istituzioni comunitarie a partire dal commissario europeo per i diritti dell’uomo. L’Ordine dei giornalisti è ostinatamente convinto che quello di sapere sia un diritto fondamentale di tutti e di ciascuno.