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# io sto con l’Ordine

23/06/2017
La decisione del Consiglio di Disciplina della Lombardia, relativa alla sanzione comminata al giornalista  Filippo Facci, è pubblicata nel sito del Consiglio regionale (http://www.odg.mi.it/sites/default/files/facci-sospensione2mesi-12giu17.pdf) ed è consultabile da chiunque, anche dai colleghi che ne hanno tratto occasione per invocare nuovamente l’abolizione dell'Ordine, reo, a loro dire,  di perseguitare, alla stregua di tribunali antidemocratici, reati di opinione espressi dalla libera stampa.
A questo proposito, c’è da interrogarsi se espressioni come  “Il Corano...quella m……di libro”, “la religione più schifosa di tutte”, “un calcio ben assestato contro quel c...che occupa impunemente il mio marciapiede” ed altre frasi contenute nell’articolo anch’esso consultabile (http://liberoquotidiano.it/news/opinioni/11935139/filippo-facci-odio-islam-violentissimo-commento-libero-.html) possano coniugarsi con altri principi che, nella nostra Costituzione, bilanciano quello sotteso alla libertà di espressione.
Sicuramente questo non è un esercizio da doversi impedire al grido di lesa maestà. Se il collega Facci avesse seguito, come fanno decine di migliaia di iscritti all'Albo, i corsi di aggiornamento che l'Ordine mette a disposizione a titolo gratuito, si sarebbe reso conto delle norme  deontologiche che regolano l'esercizio della professione e che l'Ordine stesso, nato nel 1963 - e, quindi, non in epoca fascista come qualcuno continua a sostenere-, sin quando esisterà, è chiamato a far rispettare.
Ai colleghi che vogliono una professione senza regole va ricordato che ogni giornalista è consapevole  che difficilmente potrà prescindere dai doveri deontologici  in ragione della   funzione vitale che l’informazione svolge nella società democratica. L’informazione e la libertà  d’espressione hanno un preciso richiamo costituzionale insieme ad altri principi che pongono al centro la persona e la sua dignità contro ogni forma di discriminazione.
 
Nicola Marini
Presidente ODG