La decisione del Consiglio di Disciplina della Lombardia, relativa alla sanzione comminata al giornalista Filippo Facci, è pubblicata nel sito del Consiglio regionale (
http://www.odg.mi.it/sites/default/files/facci-sospensione2mesi-12giu17.pdf) ed è consultabile da chiunque, anche dai colleghi che ne hanno tratto occasione per invocare nuovamente l’abolizione dell'Ordine, reo, a loro dire, di perseguitare, alla stregua di tribunali antidemocratici, reati di opinione espressi dalla libera stampa.
A questo proposito, c’è da interrogarsi se espressioni come “
Il Corano...quella m……di libro”, “
la religione più schifosa di tutte”, “
un calcio ben assestato contro quel c...che occupa impunemente il mio marciapiede” ed altre frasi contenute nell’articolo anch’esso consultabile (
http://liberoquotidiano.it/news/opinioni/11935139/filippo-facci-odio-islam-violentissimo-commento-libero-.html) possano coniugarsi con altri principi che, nella nostra Costituzione, bilanciano quello sotteso alla libertà di espressione.
Sicuramente questo non è un esercizio da doversi impedire al grido di lesa maestà. Se il collega Facci avesse seguito, come fanno decine di migliaia di iscritti all'Albo, i corsi di aggiornamento che l'Ordine mette a disposizione a titolo gratuito, si sarebbe reso conto delle norme deontologiche che regolano l'esercizio della professione e che l'Ordine stesso, nato nel 1963 - e, quindi, non in epoca fascista come qualcuno continua a sostenere-, sin quando esisterà, è chiamato a far rispettare.
Ai colleghi che vogliono una professione senza regole va ricordato che ogni giornalista è consapevole che difficilmente potrà prescindere dai doveri deontologici in ragione della funzione vitale che l’informazione svolge nella società democratica. L’informazione e la libertà d’espressione hanno un preciso richiamo costituzionale insieme ad altri principi che pongono al centro la persona e la sua dignità contro ogni forma di discriminazione.
Nicola Marini
Presidente ODG