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L’addio di Roma al “Comandante Max”

11/02/2015
Ieri  Roma, nella basilica Santa Maria in Trastevere, ha dato l’ultimo saluto a Massimo Rendina il protagonista della Resistenza scomparso  domenica a 95 anni.
Ex presidente dell'Anpi romana e poi vicepresidente di quella nazionale, Rendina era nato a Venezia il 4 gennaio del 1920, aveva vissuto a Bologna dove si era avviato alla professione di giornalista, subito prima della chiamata alle armi.
Tenente di Fanteria, al momento dell'armistizio era subito passato con la Resistenza al comando, in Piemonte, di una formazione autonoma alla cui guida, col nome di battaglia di "Max il giornalista", aveva combattuto sino al luglio del 1944. Diventato capo di Stato maggiore della I Divisione Garibaldi, aveva preso parte alla liberazione di Torino e nel capoluogo piemontese aveva ripreso la professione a “l'Unità”. Dal quotidiano del Pci, Massimo Rendina è poi passato alla Rai, come direttore del telegiornale. Docente di Storia della Comunicazione, Rendina, che viveva a Roma, era diventato il presidente della locale Associazione degli ex partigiani e membro del Comitato scientifico dell'Istituto Luigi Sturzo per le ricerche storiche sulla Resistenza. Nel 1995 aveva pubblicato per gli Editori Riuniti, con prefazione di Arrigo Boldrini, il “Dizionario della Resistenza italiana”.
 Anche il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha ricordato la memoria del vice presidente dell'Anpi, mandando un messaggio di cordoglio alla moglie "Per la scomparsa di un testimone leale e appassionato di molti decenni della nostra storia". Il presidente della Repubblica ha ricordato  la partecipazione di Rendina "alla tragica ritirata di Russia e la successiva, decisa scelta di campo nelle file della Resistenza", nella quale assunse il nome di “Comandante Max”, distinguendosi "per coraggio e lungimiranza politica".