L’informazione non si compra con la pubblicità. I giornalisti non possono avere compiti commerciali o dosare i propri doveri deontologici in proporzione all’entità delle inserzioni pubblicitarie.
Nessuno può pensare di piegare la libertà di informazione alle esigenze del marketing o all’entità delle inserzioni pubblicitarie vendute dai giornali o dalle emittenti televisive.
La vicenda delle interviste a pagamento concesse da alcune emittenti televisive dell’Emilia Romagna e la recente denuncia dell’Assostampa di Puglia secondo cui un importante quotidiano sarebbe stato escluso dalla campagna pubblicitaria della 76/a Fiera del Levante in seguito alla pubblicazione di articoli non graditi, inducono l’Ordine dei Giornalisti della Puglia a ricordare a tutti, editori, direttori, giornalisti e inserzionisti che le regole deontologiche della nostra professione vietano qualunque commistione tra informazione e pubblicità. L’Ordine ricorda che il lavoro dei giornalisti deve essere sempre chiaramente distinto da quello dei pubblicitari e che il lettore o il telespettatore devono essere messi sempre nelle condizioni di riconoscere quali spazi siano frutto del lavoro autonomo dei giornalisti e quali siano a pagamento.
La situazione di crisi che investe il settore dell’editoria non può indurre ad alcun cedimento su questo fronte e l’Ordine invita innanzitutto i direttori a vigilare perché l’autonomia dell’informazione , la liberta’ di critica e di cronaca, non cedano il passo rispetto alle esigenze – sia pur legittime – delle aziende editoriali di trovare finanziamenti anche attraverso la pubblicità.
L’Ordine Invita anche i colleghi a resistere ad eventuali pressioni che inducano a piegare la propria autonomia professionale alle necessità commerciali delle loro aziende e a denunciare episodi che spingano in una direzione differente.
Il valore di un prodotto editoriale di informazione, e quindi anche della pubblicità in esso contenuta, si misura sulla sua riconoscibile autorevolezza, attendibilità e indipendenza ed è interesse anche degli inserzionisti – siano essi politici, enti pubblici o aziende private – tutelare questo valore.