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LA CASSAZIONE: no al carcere per i giornalisti

13/03/2014
I giornalisti sono "attualmente oggetto di gravi ed ingiustificati attacchi da parte anche di movimenti politici proprio al fine di limitare la loro insostituibile funzione informativa".
E’ uno dei passaggi chiave di una sentenza della cassazione che invita a non infliggere il carcere nel caso di condanne per diffamazione, ricordando, inoltre, che anche il legislatore ordinario italiano è orientato in tal senso.
Il carcere, dicono i Supremi giudici, può essere previsto solo in presenza di "circostanze eccezionali", perché in caso contrario non viene assicurato ai giornalisti il ruolo di "cane da guardia".
I giudici ricordano che la Corte europea dei diritti dell’uomo, in base alla convenzione sulla libertà di espressione, esige "la ricorrenza di circostanze eccezionali per l'irrogazione, in caso di diffamazione", della condanna al carcere "sia pure condizionalmente sospesa".
La Cassazione ha annullato con rinvio alla Corte di appello di Brescia, solo per la sanzione, la condanna alcarcere nei confronti del direttore e di un giornalista de “La Voce di Romagna”.
La Suprema Corte si spinge oltre e scrive che i giornalisti sono "attualmente oggetto di gravi ed ingiustificati attacchi da parte anche di movimenti politici proprio al fine di limitare la loro insostituibile funzione informativa" che è quella di comunicare informazioni su “questioni di interesse generale e conseguentemente di assicurare il diritto del pubblico di riceverle".
Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine, Enzo Iacopino ha così commentato la sentenza: “La decisione della Corte di Cassazione fa sintesi di tutte le obiezioni che gli organismi della nostra categoria hanno sempre fatto davanti alla previsione del carcere per i giornalisti. Accanto alla soddisfazione, resta come cittadini un po’ di tristezza perché ancora una volta i giudici sono chiamati a svolgere una funzione di supplenza del Parlamento dove da troppo tempo è ferma una proposta di legge che abolisce in carcere, conservando al tempo stesso gravi e dannose possibilità di intimidire i giornalisti".