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La crisi dell’editoria

24/06/2010
Nei primi mesi di quest’anno la pubblicità sui quotidiani cresciuta dello 0.6%, ma nel 2009 era diminuita del 16,4%. Nei periodici -29,3% nel 2009 e -13.5% nel primo trimestre 2010.
 
Il biennio che è alle nostre spalle “é stato uno dei peggiori dell’editoria giornalistica italiana abbia attraversato dall’ultimo conflitto mondiale”. Lo ha detto il Presidente della Fieg, Carlo Malinconico, intervenendo alla tredicesima conferenza Wan-Ifra in corso a Roma. Le criticità fondamentali, ha rilevato, “sono individuabili nella caduta degli introiti pubblicitari e nel calo della diffusione. Ma la crisi della stampa - ha puntualizzato - non è affatto conclusa e l’analisi delle cause non può essere ricondotta a fattori di mero ordine congiunturale”.
 
Malinconico ha ricordato “la crisi profonda che sta attraversando il settore con l’ambiente mediatico investito da mutamenti profondi che possono disorientare anche coloro che si sforzano di guardare con occhi nuovi. Ecco perché è necessario trovare una chiave di lettura che aiuti a interrogare il presente per ottenere risposte praticabili”.
 
Secondo il presidente della Fieg, la crisi comporta la necessità di “avviare con decisione progetti di rinnovamento tecnologico e di affinamento organizzativo per acquisire una qualificazione indispensabile ad affrontare le competizioni future che si profilano sul terreno dei media. Le imprese hanno le risorse umane e materiali per affrontare questa sfida ma non possono essere lasciate sole”.
 
Il Presidente della Federazione italiana editori ha ricordato come il Governo abbia più volte annunciato l’intenzione di convocare - sulla scorta dell’esperienza francese - gli Stati generali dell’editoria per “individuare le possibili vie d’uscita. Ma dalle parole non si é ancora passati ai fatti. Sono stati invece - ha aggiunto - adottati provvedimenti sconnessi e senza una visione d’insieme”. Per Malinconico sono stati questi stessi interventi “a mettere in dubbio la stessa utilità di Stati generali che intervengono a valle del processo”.
 
Per Malinconico, nonostante la crisi sarebbe però “un errore trascurare le potenzialità ancora rilevanti che ha il tradizionale mezzo cartaceo sul piano di ricavi sia da vendite che da pubblicità. Il numero medio dei lettori è ancora elevato e, dal quinquennio passato, è costantemente cresciuto. Nel periodo che va dall’ultimo trimestre 2009 al primo 2010 i lettori dei quotidiani in un giorno medio sono stati 24,1 milioni; di periodici 32,8 milioni. I contenuti dunque offerti dai giornali pur aggrediti dall’avvento del web mantengono una posizione di rilievo”. Ma, ha tenuto a precisare ancora Malinconico, “sarebbe rischioso ritenere l’informazione su carta già superata sopravvalutando i nuovi mezzi tecnologici. Studi recenti hanno dimostrato che la maggior parte delle notizie che siamo convinti di ricevere da altri media, come la televisione, sono invece elaborati nelle redazioni dei giornali”.
 
Ma i motivi di preoccupazione veri secondo il Presidente della Fieg per la crisi in atto non sono venuti meno neanche nella prima parte del 2010: la pubblicità sui quotidiani ha sì mostrato sintomi di ripresa, ma l’incremento dello 0,6%, viene dopo un calo del 16,4% del 2009; per i periodici, al -29,3% del 2009 ha fatto seguito nel primo trimestre del 2010 un calo del 13,5%. Secondo il Presidente della Fieg “in un simile contesto la questione che si pone agli editori è valorizzare i mezzi tradizionali - che rappresentano il 95% del fatturato delle loro imprese - con una capacità di trarre dai new media ricavi sufficienti a rimunerare gli elevati costi di produzione e, in prospettiva a compensare la declinante eredità cartacea”. (Ansa)