Autore:
Alessandra De Nicola
Editore:
Rubbettino (2017), pag.360, Euro 19,00
Alessandra De Nicola, storica e docente universitaria, ha scritto questo saggio, minuziosamente documentato, occupandosi di un protagonista del Novecento e ripercorrendo le sfide e le delusioni del giornalismo democratico.
Mario Borsa (1870-1952) esordì nel 1893 come critico drammatico della “Perseveranza”; passato al “Secolo”, ne fu il corrispondente da Londra, per più di dieci anni. Strenuo assertore dell’indipendenza professionale, ispirò l’ultimo congresso libero della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e, nel 1924, pubblicò il pamphlet storico-politico “Libertà di stampa”.
Nel 1925, Borsa approdò al “Corriere della Sera”. Dopo la cacciata di Albertini, lasciò la redazione di Via Solferino. Fu contro il fascismo: collaborò a “Rivoluzione Liberale” di Gobetti, al “Caffè” di Parri e di Bauer; firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Scrisse per il “Times”, come corrispondente.
Sorvegliato, diffidato, incarcerato, Borsa fu una spina nel fianco per il fascismo, tanto da essere internato nel 1940, per le sue idee che lo rendevano un “italiano pericoloso”.
All’indomani della Liberazione, il prestigio e l’integrità mostrati nel corso della lunga carriera, ne fecero il candidato ideale alla direzione del “Corriere della Sera”. La sua conduzione, anche se breve (lasciò il giornale il 5 agosto 1946), si distinse per i toni pacati e la sostanza progressista.